Cultura finanziaria 2
Un pò di ottimismo
Lo scritto è uno studio pubblicato da MORNINGSTAR il 21 luglio scorso, ed è stato messo a disposizione dei clienti di Fineco . Fa parte del gruppo dei dieci articoli più letti dai loro clienti durante il mese di luglio.
Italia, debito e senso di responsabilità
Secondo i canoni economici-finanziari, il Belpaese è messo meglio degli altri Pigs, ma ha un problema in più: scandali e riottosità politica.
Autrice: Sara Silano 21-07-11 (*)
E’ più preoccupante il rialzo dei tassi o la crisi del debito sovrano? Per un italiano entrambi i fenomeni fanno suonare il campanello di allarme. Da un lato, la crescita dei saggi di riferimento da parte della Banca centrale europea aumenta il costo di finanziamento pubblico; dall’altro i problemi dei paesi periferici fanno schizzare gli spread rispetto al Bund tedesco, considerato come sicuro.
La domanda corretta da porsi, dunque, è: quanto è sostenibile il debito governativo italiano? Uno studio di Morgan Stanley simula un incremento del costo di finanziamento di 300 punti base dai livelli attuali nell’arco del biennio, fino ad arrivare a un tasso medio del 7%, che è considerato il punto di pareggio, al di sopra del quale il debito del Belpaese potrebbe non essere più sostenibile.
Il primo effetto dell’aumento dei tassi è che lo stato deve pagare interessi più alti, il che alimenta il circolo vizioso del debito. La notizia positiva, però, è che l’impatto dell’incremento dei tassi è graduale nel tempo, dal momento che la maturity media dei titoli è di sette anni. In pratica esso incide solo sul rinnovo delle vecchie emissioni quando giungono a scadenza o su quelle nuove, non sull’intero stock.
Il problema è la crescita economica
Il report, firmato da Daniele Antonucci e Elaine Lin, considera l’aumento dei tassi di interesse dei titoli di stato dall’attuale 4% circa al 7% (300 bp) come sostenibile senza che il governo debba ricorrere a nuove misure fiscali straordinarie. Ciò è possibile, tuttavia, solo se il bilancio pubblico riesce a rispettare le previsioni di un avanzo primario dell’1% nel 2011 e del 2% nel 2012. In pratica, la differenza tra entrate e uscite d’esercizio, esclusi gli interessi sul debito, deve essere positiva. Altra condizione è che la crescita del Pil non scenda sotto l’1% e l’inflazione si aggiri attorno all’1.8%. La nota dolente è proprio lo sviluppo economico, per il quale gli analisti non si fanno grandi illusioni, perché è cronicamente basso, compromesso anche dalla mancanza di riforme strutturali che stimolino la produttività e competitività. D’altra parte questo non è stato neppure il focus della manovra straordinaria da 48 miliardi di euro, approvata in tempi record dal Parlamento la settimana scorsa, che è stata imperniata su misure d’austerità.
Pericolo contagio
Nella delicata situazione italiana si inserisce un’ulteriore minaccia, il pericolo di contagio della crisi del debito nella periferia di Eurolandia. Paradossalmente il salvataggio di paesi come la Grecia, che sono messi peggio dell’Italia, sposta l’attenzione degli investitori e soprattutto degli speculatori verso le altre nazioni deboli, costrette a finanziarsi sul mercato. L’Italia ha, dunque, fondamentali migliori rispetto agli altri Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), perché ha un surplus primario, un basso indebitamento del settore privato, un sistema bancario che ha evitato la crisi e non ha il problema di dover attrarre grandi capitali dall’estero. Tuttavia, non è del tutto al riparo dagli shock.
Cattivi esempi
In più il Belpaese ha un problema squisitamente italiano: la classe politica che con il suo agire non rappresenta un bel biglietto da visita per il mondo. Il premio per il rischio politico non è attualmente riflesso nei prezzi dei titoli, ma la storia degli ultimi 40 anni insegna che i mercati finanziari hanno reagito in modo brusco agli eventi politici. Nelle due settimane prima o dopo una crisi di governo, i tassi di interesse sono aumentati in media di 24 punti base, mentre la Borsa è scesa di circa il 5%. L’ingresso nell’euro ha attenuato negli anni passati questo effetto, ma la crisi del debito dei Piigs ha rimesso tutto in discussione. Con la conseguenza, che il rischio politico oggi ha un suo costo che però è pericolosamente oscurato da scandali e diatribe partitiche.
(*) Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia. Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi. Puoi mandare un commento all'Autore accedendo al sito di Morningstar (http://www.morningstar.it/it/), facendo poi l'opportuna ricerca.
Lo scritto è uno studio pubblicato da MORNINGSTAR il 21 luglio scorso, ed è stato messo a disposizione dei clienti di Fineco . Fa parte del gruppo dei dieci articoli più letti dai loro clienti durante il mese di luglio.
Italia, debito e senso di responsabilità
Secondo i canoni economici-finanziari, il Belpaese è messo meglio degli altri Pigs, ma ha un problema in più: scandali e riottosità politica.
Autrice: Sara Silano 21-07-11 (*)
E’ più preoccupante il rialzo dei tassi o la crisi del debito sovrano? Per un italiano entrambi i fenomeni fanno suonare il campanello di allarme. Da un lato, la crescita dei saggi di riferimento da parte della Banca centrale europea aumenta il costo di finanziamento pubblico; dall’altro i problemi dei paesi periferici fanno schizzare gli spread rispetto al Bund tedesco, considerato come sicuro.
La domanda corretta da porsi, dunque, è: quanto è sostenibile il debito governativo italiano? Uno studio di Morgan Stanley simula un incremento del costo di finanziamento di 300 punti base dai livelli attuali nell’arco del biennio, fino ad arrivare a un tasso medio del 7%, che è considerato il punto di pareggio, al di sopra del quale il debito del Belpaese potrebbe non essere più sostenibile.
Il primo effetto dell’aumento dei tassi è che lo stato deve pagare interessi più alti, il che alimenta il circolo vizioso del debito. La notizia positiva, però, è che l’impatto dell’incremento dei tassi è graduale nel tempo, dal momento che la maturity media dei titoli è di sette anni. In pratica esso incide solo sul rinnovo delle vecchie emissioni quando giungono a scadenza o su quelle nuove, non sull’intero stock.
Il problema è la crescita economica
Il report, firmato da Daniele Antonucci e Elaine Lin, considera l’aumento dei tassi di interesse dei titoli di stato dall’attuale 4% circa al 7% (300 bp) come sostenibile senza che il governo debba ricorrere a nuove misure fiscali straordinarie. Ciò è possibile, tuttavia, solo se il bilancio pubblico riesce a rispettare le previsioni di un avanzo primario dell’1% nel 2011 e del 2% nel 2012. In pratica, la differenza tra entrate e uscite d’esercizio, esclusi gli interessi sul debito, deve essere positiva. Altra condizione è che la crescita del Pil non scenda sotto l’1% e l’inflazione si aggiri attorno all’1.8%. La nota dolente è proprio lo sviluppo economico, per il quale gli analisti non si fanno grandi illusioni, perché è cronicamente basso, compromesso anche dalla mancanza di riforme strutturali che stimolino la produttività e competitività. D’altra parte questo non è stato neppure il focus della manovra straordinaria da 48 miliardi di euro, approvata in tempi record dal Parlamento la settimana scorsa, che è stata imperniata su misure d’austerità.
Pericolo contagio
Nella delicata situazione italiana si inserisce un’ulteriore minaccia, il pericolo di contagio della crisi del debito nella periferia di Eurolandia. Paradossalmente il salvataggio di paesi come la Grecia, che sono messi peggio dell’Italia, sposta l’attenzione degli investitori e soprattutto degli speculatori verso le altre nazioni deboli, costrette a finanziarsi sul mercato. L’Italia ha, dunque, fondamentali migliori rispetto agli altri Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), perché ha un surplus primario, un basso indebitamento del settore privato, un sistema bancario che ha evitato la crisi e non ha il problema di dover attrarre grandi capitali dall’estero. Tuttavia, non è del tutto al riparo dagli shock.
Cattivi esempi
In più il Belpaese ha un problema squisitamente italiano: la classe politica che con il suo agire non rappresenta un bel biglietto da visita per il mondo. Il premio per il rischio politico non è attualmente riflesso nei prezzi dei titoli, ma la storia degli ultimi 40 anni insegna che i mercati finanziari hanno reagito in modo brusco agli eventi politici. Nelle due settimane prima o dopo una crisi di governo, i tassi di interesse sono aumentati in media di 24 punti base, mentre la Borsa è scesa di circa il 5%. L’ingresso nell’euro ha attenuato negli anni passati questo effetto, ma la crisi del debito dei Piigs ha rimesso tutto in discussione. Con la conseguenza, che il rischio politico oggi ha un suo costo che però è pericolosamente oscurato da scandali e diatribe partitiche.
(*) Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia. Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi. Puoi mandare un commento all'Autore accedendo al sito di Morningstar (http://www.morningstar.it/it/), facendo poi l'opportuna ricerca.
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