Le sentenze nefaste della Corte Europea
Quando sento di sentenze come quella di oggi, emesse dalla Corte Europea contro l'Italia, la quale impone a quella scuola veneta di togliere il crocifisso da un'aula scolastica, perchè darebbe disturbo al figlio di quella signora venuta da fuori Italia, e di religione diversa, allora dò pienamente ragione a Nessie che mette in guardia da questa Europa matrigna, alla quale manifesta totale contrarietà e assoluta mancanza di fiducia. E oggi, devo dire che ha pienamente ragione. Oggi, al sentire quel bel genere di sentenza, mi sento in dovere di schierarmi apertamente con lei, Nessie, da alcuni definita la pasionaria, per i suoi appassionati articoli contro tale genere di Europa. Di lei bisognerebbe leggere questo articolo ed altri, per convenire con me su tale definizione di pasionaria. Credo anche di non dover più dare retta alle parole di Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera, il quale, attraverso quelle che mi erano parse giuste valutazioni - quasi tutte pro Europa, salvo qualche suo dubbio - m'aveva convinto ad essere pro Europa. Dopo questa sentenza, francamente, non me la sento più di esserlo. Non possiamo, noi europei, per colpa di qualcuno venuto da fuori, essere obbligati a rinnegare le nostre radici cristiane e rinunciare ai nostri simboli religiosi.
A quella madre consiglio la lettura di questa bella pagina della storia europea, nella quale un certo Padre Marco d'Aviano incoraggiava i giovani a combattere con valore quelle che erano giuste battaglie contro l'efferratezza dei turchi ottomani islamizzati, portando il conforto nei campi di battaglia, ostendendo il crocifisso.
E questa è la storia.
Il suo Barbarossa è nelle sale, e Renzo Martinelli è già da tempo impegnato alla preparazione del suo prossimo film: Marco d'Aviano . Dovrebbe essere un film ancor più spettacolare del Barbarossa; infatti, se in questo ha dovuto ricostruire la Milano del XII secolo, nel Marco d'Aviano dovrà ricostruire la Vienna di fine '600. A rendere colossale il film, poi, ci dovrebbe essere la scena principale, la quale dovrebbe riguardare l'assedio di Vienna, iniziato il 12 luglio 1683 con l'arrivo delle prime avanguardie turche nei sobborghi di Vienna. La consistenza dell'esercito turco, al completo, è stata variamente valutata in 200.000 - 300.000 uomini, ma è più verosimile fossero all'incirca 140.000. Ammettendo per buono questo dato, sarebbero comunque stati il doppio rispetto alla coalizione formata da forze austriache, sveve, bavaresi, sassone, francone assommanti a 70.000 uomini, di cui 30.000, ben addestrati, provenivano dalla sola Polonia, comandati da re Giovanni Sobieski. I preparativi per la battaglia furono intrapresi la sera dell'11 settembre; l'indomani, domenica 12 settembre 1683, ebbe luogo quella che viene ricordata come la battaglia di Vienna ; una battaglia dal cui esito sarebbe dipeso il futuro corso della storia europea. In caso di vittoria ottomana, infatti, l'Europa sarebbe stata islamizzata di forza. E secondo il terribile progetto del gran visir Kara Mustafà, progetto che in Europa si credeva o si pensava di conoscere, questi aveva in mente di "espugnare Vienna e Praga, frantumare le forze di Luigi XIV sul Reno, e marciare su Roma per fare di San Pietro le scuderie del sultano".
Con un impiego di forze di quella proporzione, Vienna - assediata e parzialmente svuotata da suoi abitanti, datisi a precipitosa fuga nell'imminenza del pericolo - secondo quel progetto turco, sarebbe dovuta capitolare in pochi giorni. Invece resistette ad oltranza, dando così modo alla coalizione amica di organizzare gli aiuti. I viennesi sentivano che la posta in gioco era troppo grande: Vienna era considerata l'ultimo baluardo contro l'avanzata irrefrenabile dell'islam, che era culminata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli (ora Istanbul) da parte dei turchi ottomani; impresa che aveva posto fine all'Impero Romano d'Oriente, o Impero Bizantino.
Il regista dovrà anche saper rappresentare il terrore patito dal popolo viennese durante i tremendi due mesi dell'assedio: "i bastioni non erano fortificati e muniti, i cannoni scarseggiavano, mentre dall'alto delle mura gli assediati potevano vedere le tende mussulmane che si stendevano a perdita d'occhio nei dintorni". Il terrore dei viennesi veniva anche alimentato dai racconti di quanto avvenuto 112 anni prima, nel 1571, nell'isola di Cipro, presa ai veneziani dall'assalto dei turchi. Era successo un fatto terrificante, di bestialità e crudeltà inaudita, oggi minimizzato e quasi trascurato dalla storia; una storia di cui rimando la lettura attraverso Wikipedia, riguardante l'assedio di Famagosta e l'orribile assassinio del suo Capitano Generale Marcantonio Bragadin , nonchè Governatore di Cipro (il fatto è descritto molto bene nel libro di Catherwood Christopher, "La follia di Churchill, l'invenzione dell'Iraq". Questi, con dovizia di particolari, ha descritto le atrocità compiute dai turchi ottomani che occuparono l'isola, e l'orribile fine cui fu sottoposta la numerosa scorta di Bragadin, andata là con lui in pompa magna, come fossero andati ad una festa, per firmare la resa e consegnare le chiavi della città. Erano completamente disarmati, in segno di pace). Tale fatto dovrebbe essere ricordato nel futuro film di Martinelli su Marco d'Aviano, per far capire agli spettatori la ragione di così grande paura nei confronti dei turchi ottomani. Famagosta, dopo 22 anni di ininterrotto assedio - forse il più lungo della storia - dovette capitolare, per stenti e fame; nè i residenti potettero contare su aiuti di esterni, o della madre patria Venezia, perchè impegnati nei preparativi per quella che sarebbe poi stata la battaglia che tanto ha influito sul successivo corso della storia: la battaglia di Lepanto , avvenuta il 7 ottobre 1571.
A padre Marco d'Aviano andrebbe riconosciuto il merito maggiore per la vittoria delle forze cristiane su quelle islamiche nello scontro decisivo di Vienna; lo si può intuire anche leggendo la sua biografia, unita agli atti per il processo di canonizzazione ( biografia di padre Marco d'Aviano ) . Eppure, nelle enciclopedie, nei libri di storia delle scuole superiori, almeno quelli più retrodatati, Marco d'Aviano non viene nemmeno citato. Completamente trascurato. Ne è riprova il fatto che, chiedendo in giro chi sia Marco d'Aviano, pochi o nessuno saprà rispondere; dovrebbe essere almeno conosciuto in Polonia e in Austria, sua patria adottiva, e soprattutto a Vienna, dove è sepolto, vicino ai reali d'Austria. Una rivalutazione, una riscoperta del beato, da quelle parti, pare sia però avvenuta solo di recente; prima, sembra sia stato dimenticato anche là. Infatti, quando nel 1883 "si celebrò solennemente il secondo centenario della liberazione di Vienna, nei discorsi e nelle commemorazioni di circostanza non ci si ricordò nemmeno di un certo padre Marco d'Aviano, il quale era stato, vedi combinazione! - una delle cause determinanti della grande vittoria che aveva salvato Vienna, l'impero, l'Europa. Dato il tempo e il luogo, non si può certo dire che si trattasse di un silenzio casuale". E sarà forse stato anche per la probabile venerazione di cui dovrebbe godere in Polonia, che papa Wojtyla, il papa polacco, prima di morire, ha voluto beatificarlo, domenica 27 aprile 2003, chiudendo il lungo processo di beatificazione e canonizzazione . Durato 300 anni, era iniziato nel 1703, dopo appena 4 anni dalla morte di padre Marco d'Aviano (beatificazione di padre Marco d'Aviano).
Marco d'Aviano, una vita da santo eroico, tutta spesa per la conservazione dell'indipendenza politica e religiosa dell'Europa dall'invadenza islamica turca ottomana. Santa, la prima parte della vita, anche per i miracoli documentati, che gli sono stati attribuiti; defatigante la seconda, per i numerosi viaggi - molto disagevoli per quell'epoca - compiuti per raggiungere le corti d'Europa, ove era molto richiesta la presenza di un frate già in odore di santità; santa ed eroica la terza ed ultima parte della vita, per la sua onnipresenza sui campi di battaglia, da Vienna, Buda, Belgrado, per sostenere e incoraggiare i soldati, spronandoli a combattere eroicamente per la salvezza del cristianesimo, e, con esso, dell'Europa.
Post correlati: Marcantonio Bragadin , Marco d'Aviano , Cavalieri di santo Stefano
A quella madre consiglio la lettura di questa bella pagina della storia europea, nella quale un certo Padre Marco d'Aviano incoraggiava i giovani a combattere con valore quelle che erano giuste battaglie contro l'efferratezza dei turchi ottomani islamizzati, portando il conforto nei campi di battaglia, ostendendo il crocifisso.
E questa è la storia.
Il suo Barbarossa è nelle sale, e Renzo Martinelli è già da tempo impegnato alla preparazione del suo prossimo film: Marco d'Aviano . Dovrebbe essere un film ancor più spettacolare del Barbarossa; infatti, se in questo ha dovuto ricostruire la Milano del XII secolo, nel Marco d'Aviano dovrà ricostruire la Vienna di fine '600. A rendere colossale il film, poi, ci dovrebbe essere la scena principale, la quale dovrebbe riguardare l'assedio di Vienna, iniziato il 12 luglio 1683 con l'arrivo delle prime avanguardie turche nei sobborghi di Vienna. La consistenza dell'esercito turco, al completo, è stata variamente valutata in 200.000 - 300.000 uomini, ma è più verosimile fossero all'incirca 140.000. Ammettendo per buono questo dato, sarebbero comunque stati il doppio rispetto alla coalizione formata da forze austriache, sveve, bavaresi, sassone, francone assommanti a 70.000 uomini, di cui 30.000, ben addestrati, provenivano dalla sola Polonia, comandati da re Giovanni Sobieski. I preparativi per la battaglia furono intrapresi la sera dell'11 settembre; l'indomani, domenica 12 settembre 1683, ebbe luogo quella che viene ricordata come la battaglia di Vienna ; una battaglia dal cui esito sarebbe dipeso il futuro corso della storia europea. In caso di vittoria ottomana, infatti, l'Europa sarebbe stata islamizzata di forza. E secondo il terribile progetto del gran visir Kara Mustafà, progetto che in Europa si credeva o si pensava di conoscere, questi aveva in mente di "espugnare Vienna e Praga, frantumare le forze di Luigi XIV sul Reno, e marciare su Roma per fare di San Pietro le scuderie del sultano".
Con un impiego di forze di quella proporzione, Vienna - assediata e parzialmente svuotata da suoi abitanti, datisi a precipitosa fuga nell'imminenza del pericolo - secondo quel progetto turco, sarebbe dovuta capitolare in pochi giorni. Invece resistette ad oltranza, dando così modo alla coalizione amica di organizzare gli aiuti. I viennesi sentivano che la posta in gioco era troppo grande: Vienna era considerata l'ultimo baluardo contro l'avanzata irrefrenabile dell'islam, che era culminata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli (ora Istanbul) da parte dei turchi ottomani; impresa che aveva posto fine all'Impero Romano d'Oriente, o Impero Bizantino.
Il regista dovrà anche saper rappresentare il terrore patito dal popolo viennese durante i tremendi due mesi dell'assedio: "i bastioni non erano fortificati e muniti, i cannoni scarseggiavano, mentre dall'alto delle mura gli assediati potevano vedere le tende mussulmane che si stendevano a perdita d'occhio nei dintorni". Il terrore dei viennesi veniva anche alimentato dai racconti di quanto avvenuto 112 anni prima, nel 1571, nell'isola di Cipro, presa ai veneziani dall'assalto dei turchi. Era successo un fatto terrificante, di bestialità e crudeltà inaudita, oggi minimizzato e quasi trascurato dalla storia; una storia di cui rimando la lettura attraverso Wikipedia, riguardante l'assedio di Famagosta e l'orribile assassinio del suo Capitano Generale Marcantonio Bragadin , nonchè Governatore di Cipro (il fatto è descritto molto bene nel libro di Catherwood Christopher, "La follia di Churchill, l'invenzione dell'Iraq". Questi, con dovizia di particolari, ha descritto le atrocità compiute dai turchi ottomani che occuparono l'isola, e l'orribile fine cui fu sottoposta la numerosa scorta di Bragadin, andata là con lui in pompa magna, come fossero andati ad una festa, per firmare la resa e consegnare le chiavi della città. Erano completamente disarmati, in segno di pace). Tale fatto dovrebbe essere ricordato nel futuro film di Martinelli su Marco d'Aviano, per far capire agli spettatori la ragione di così grande paura nei confronti dei turchi ottomani. Famagosta, dopo 22 anni di ininterrotto assedio - forse il più lungo della storia - dovette capitolare, per stenti e fame; nè i residenti potettero contare su aiuti di esterni, o della madre patria Venezia, perchè impegnati nei preparativi per quella che sarebbe poi stata la battaglia che tanto ha influito sul successivo corso della storia: la battaglia di Lepanto , avvenuta il 7 ottobre 1571.
A padre Marco d'Aviano andrebbe riconosciuto il merito maggiore per la vittoria delle forze cristiane su quelle islamiche nello scontro decisivo di Vienna; lo si può intuire anche leggendo la sua biografia, unita agli atti per il processo di canonizzazione ( biografia di padre Marco d'Aviano ) . Eppure, nelle enciclopedie, nei libri di storia delle scuole superiori, almeno quelli più retrodatati, Marco d'Aviano non viene nemmeno citato. Completamente trascurato. Ne è riprova il fatto che, chiedendo in giro chi sia Marco d'Aviano, pochi o nessuno saprà rispondere; dovrebbe essere almeno conosciuto in Polonia e in Austria, sua patria adottiva, e soprattutto a Vienna, dove è sepolto, vicino ai reali d'Austria. Una rivalutazione, una riscoperta del beato, da quelle parti, pare sia però avvenuta solo di recente; prima, sembra sia stato dimenticato anche là. Infatti, quando nel 1883 "si celebrò solennemente il secondo centenario della liberazione di Vienna, nei discorsi e nelle commemorazioni di circostanza non ci si ricordò nemmeno di un certo padre Marco d'Aviano, il quale era stato, vedi combinazione! - una delle cause determinanti della grande vittoria che aveva salvato Vienna, l'impero, l'Europa. Dato il tempo e il luogo, non si può certo dire che si trattasse di un silenzio casuale". E sarà forse stato anche per la probabile venerazione di cui dovrebbe godere in Polonia, che papa Wojtyla, il papa polacco, prima di morire, ha voluto beatificarlo, domenica 27 aprile 2003, chiudendo il lungo processo di beatificazione e canonizzazione . Durato 300 anni, era iniziato nel 1703, dopo appena 4 anni dalla morte di padre Marco d'Aviano (beatificazione di padre Marco d'Aviano).
Marco d'Aviano, una vita da santo eroico, tutta spesa per la conservazione dell'indipendenza politica e religiosa dell'Europa dall'invadenza islamica turca ottomana. Santa, la prima parte della vita, anche per i miracoli documentati, che gli sono stati attribuiti; defatigante la seconda, per i numerosi viaggi - molto disagevoli per quell'epoca - compiuti per raggiungere le corti d'Europa, ove era molto richiesta la presenza di un frate già in odore di santità; santa ed eroica la terza ed ultima parte della vita, per la sua onnipresenza sui campi di battaglia, da Vienna, Buda, Belgrado, per sostenere e incoraggiare i soldati, spronandoli a combattere eroicamente per la salvezza del cristianesimo, e, con esso, dell'Europa.
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Etichette: cinema e vita dei santi
10 Comments:
qui si vuole cancellare la nostra cultura, le nostre tradizioni in nome di una tollerenza intollerante.
vogliono imporci un totalitarismo di pensiero, un pensiero unico. togliere le nostre diversità con un colpo di bacchetta magica per distruggere le fondamenta del nostro essere.
non è questione di essere Cristiani o meno, è la nostra storia, la nostra cultura, la nostra tradizione che non viene accettata.
ieri gli striscioni allo stadio
oggi il crocefisso
e domani cosa ci toglieranno per uniformarci e cercare di renderci tutti zombie uguali???
By LL, at 3 novembre 2009 alle ore 18:45
Luca,
un commento molto toccante.
Bravo!
No t'ho mai visto così infervorato. Eppure sono tre anni che ti conosco.
Ciao.
By marshall, at 3 novembre 2009 alle ore 19:38
caro Marshall,
visto che oggi Vaclav Klaus ha firmato il Trattato di Lisbona, e pare varrà già da dicembre o al max gennaio, così riportano i quotidiani,
e in contemporanea il Tribunale di Strasburgo "per i diritti umani" tutela la finlandese atea che si sente "lesa" dal crocifisso in classe, facendo togliere il crocifisso dalle aule delle sQuole,
sei non solo 'autorizzato', ma più che sospinto a scrivere tutti i post strettamente confessionali che avevi in mente e che vuoi sulle Esperidi.
Compresi quelli che insegnano quanto della nostra cultura, pure quella non cristiana, è stata diffusa e conservata da Chiese e Cattedrali.
By Josh, at 3 novembre 2009 alle ore 20:13
Brutta notizia Josh,
vuol dire che la lettera indirizzata a Vaclav Klaus, da parte della "nostra" "Pasionaria", non ha sortito alcun effetto; anche lui si è fatto vittima del "ricatto" economico-finanziario. Ma con questo genere di sentenze, molta gente avrà poca stima e fiducia nelle corti di giustizia europee.
Adesso, per aiutarmi ad ingoiare questi bocconi amari, vado a fare un giro virtuale a Venezia, col blog di Fausto.
Per quel post, devo prima approfondirmi su quel testo "La follia di Churchill". Inoltre, dovrò scandagliare quanto mi suggerisci.
By marshall, at 3 novembre 2009 alle ore 23:08
Marsh, la lettera a Klaus non era mia, ma di Ida Magli.
La petizione on line che ho visto sul sito della Magli non ha sortito gli effetti sperati perché Klaus ha firmato la ratifica, come già sai.
E oggi come hai scritto, a Strasburgo hanno decretato la cacciata dei crocifissi. Che tristezza!
By Nessie, at 4 novembre 2009 alle ore 00:19
Nessie,
sapevo che quella lettera a Klaus non è tua, ma per me è come l'avessi scritta tu, tanto è il calore e la passione che metti in questo genere di battaglie.
Vorrei ricordare ai lettori che Nessie pubblica post in cui fa emergere la facile arrendevolezza (pusillanimità), il servilismo, la sudditanza della Corte Europea, verso certi temi di politica internazionale. Esempio lampante è questo dei crocifissi nelle scuole.
E' mai possibile che "per una testa calda" si debba tutti (o quasi tutti) dover rinunciare ad avere in tutte le scuole il simbolo cristiano-europeo per eccellenza: il crocifisso? Ma che fastidio può dare?
A furia di arrendersi a piè pari a qualsiasi richiesta "pazza" proveniente dalle più disparate minoranze, ci faremo mettere sotto i piedi da tutti.
Spiace dover constatare che questa corte europea sembra non si dimostri assolutamente all'altezza della criticità della situazione: non ha polso. E apposta scrivo corte in minuscolo. Oserei dire che mi sembran quasi dei "mangiapane a tradimento".
By marshall, at 4 novembre 2009 alle ore 10:35
Marshall
che siano dei mangiapane a tradimento o a ufo come diciamo in tosco,su questo non c'è dubbio.
il motto degli euroburocrati è NO FREEDOM.
E i pecoroni nostrani si allineano prostrati.
Gianfuffa sbraita su farefuturo ma quale futuro?
ciao
Sarc.
By sarcastycon, at 4 novembre 2009 alle ore 11:45
grazie marshall.
ho appena finito di articolare meglio e più diffusamente quanto ti ho scritto di pancia ieri.
:-)
By LL, at 4 novembre 2009 alle ore 14:27
no.
davvero.
e' la fine.
e' sempre la stessa cosa.
il discorso che facciamo da sempre.
l'europa non esiste.
e' una orgazinizzazione economica che viste le cose non mi sembra molto... organizzata.
e questi pazzi.
loro si.
pazzi.
si permettono di dare sentenze del genere.
problemi finti.
per non parlare dei problemi veri.
non ho parole.
in bocca al lupo marshall.
riccardo
By riccardo, at 4 novembre 2009 alle ore 14:50
Riccardo,
c'è qualche politico nostrano dell'estrema sinistra (Paolo Ferrero) che sta organizzando una manifestazione per il 5 dicembre, perchè dice che c'è il rischio di dittatura in Italia. Ma pensa un pò cosa ti vanno a inventare!! Chi la pensa così, secondo me è un pazzo.
Allora quello che sta facendo la corte europea nei confronti dell'Italia, cos'è? Non è come un atto compiuto dalle peggiori dittature? Venire a dettare regole in casa nostra, e imporcele saccentemente, su questioni prettamente interne; delegittimando di fatto il governo nazionale. Cos'è, questo? Non è forse pari o peggio a quegli atti di forza che prendono le grandi dittature??
Ciao.
p.s. il terzo post è nato da un tuo articolo.
By marshall, at 4 novembre 2009 alle ore 15:50
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