Il Giro d'Italia a Benevento
Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente, allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo il Verde,
dov'ei le trasmutò a lume spento.
(Dante, Purgatorio, Canto III)
Grazie Giro d'Italia, che oggi, dopo tanti anni in cui ti seguo, mi hai riportato a vedere Benevento.
Ci tenevo molto.
Ci tenevo da quando imparai a memoria uno dei passaggi più belli e più toccanti di tutta la Divina Commedia.
Il nostro insegnante, uno dei migliori dantisti che abbia conosciuto, un sacerdore salesiano, quella sera ci diede un saggio della sua bravura in teologia, parlandoci dell' immensità dell'amore divino; della bontà infinita del Signore che
...ha si gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei.
Nello spiegarci questa terzina, aveva trasformato il ciò in tutto, puntualizzando e sottolineando sulla certezza che la bontà divina è tanto grande che accoglie tutti quelli che si rivolgono a lei, anche nell'estremo punto di morte, e anche se, nel corso della vita, sono stati tra i più grandi peccatori della terra.
Benevento mi è cara perchè la considero una costola della Lombardia in terra del Sud. E' stata infatti ducato longobardo per diversi secoli, anche fin dopo che i Longobardi di Lombardia avevano ceduto le armi ai Franchi. Inoltre, durante il periodo longobardo, dai tempi della regina Teodolinda in poi, godette di ampia autonomia dalla sedi centrali, che erano dislocate a Pavia, poi a Milano per poi diventare definitivamente a Pavia.
E c'è un monumento, del quale Benevento può andare fiera: l'Arco di Trionfo di Traiano. Onore e merito ai beneventani, e quindi anche a quella costola dei longobardi che ha governato per secoli sulla città, se esso è giunto integro e intatto fino a noi.
Anche Milano avrebbe avuto il suo Arco di Trionfo di Costantino, che sarebbe stato secondo solo a quello di Roma, in tutto l'Impero, se il disinteresse per quel monumento, unito a disamore, incuria, vandalismo, non ne avessero decretato la fine, già intorno all'anno 1000, quando cioè i Longobardi non c'erano già più.
di me fu messo per Clemente, allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo il Verde,
dov'ei le trasmutò a lume spento.
(Dante, Purgatorio, Canto III)
Grazie Giro d'Italia, che oggi, dopo tanti anni in cui ti seguo, mi hai riportato a vedere Benevento.
Ci tenevo molto.
Ci tenevo da quando imparai a memoria uno dei passaggi più belli e più toccanti di tutta la Divina Commedia.
Il nostro insegnante, uno dei migliori dantisti che abbia conosciuto, un sacerdore salesiano, quella sera ci diede un saggio della sua bravura in teologia, parlandoci dell' immensità dell'amore divino; della bontà infinita del Signore che
...ha si gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei.
Nello spiegarci questa terzina, aveva trasformato il ciò in tutto, puntualizzando e sottolineando sulla certezza che la bontà divina è tanto grande che accoglie tutti quelli che si rivolgono a lei, anche nell'estremo punto di morte, e anche se, nel corso della vita, sono stati tra i più grandi peccatori della terra.
Benevento mi è cara perchè la considero una costola della Lombardia in terra del Sud. E' stata infatti ducato longobardo per diversi secoli, anche fin dopo che i Longobardi di Lombardia avevano ceduto le armi ai Franchi. Inoltre, durante il periodo longobardo, dai tempi della regina Teodolinda in poi, godette di ampia autonomia dalla sedi centrali, che erano dislocate a Pavia, poi a Milano per poi diventare definitivamente a Pavia.
E c'è un monumento, del quale Benevento può andare fiera: l'Arco di Trionfo di Traiano. Onore e merito ai beneventani, e quindi anche a quella costola dei longobardi che ha governato per secoli sulla città, se esso è giunto integro e intatto fino a noi.
Anche Milano avrebbe avuto il suo Arco di Trionfo di Costantino, che sarebbe stato secondo solo a quello di Roma, in tutto l'Impero, se il disinteresse per quel monumento, unito a disamore, incuria, vandalismo, non ne avessero decretato la fine, già intorno all'anno 1000, quando cioè i Longobardi non c'erano già più.
2 Comments:
Marshall, quel tuo maestro teologo salesiano doveva essere una persona amabilissima, di quelle che si resta incantati ad ascoltare ogni volta che parlano.
Devo confessare di essere andato sul tuo blog convinto di leggere qualche tua acuta osservazione sugli ultimi avvenimenti, tipo elezioni europee o visita di Gheddafi, e invece ho trovato il blog fermo al 28 maggio. Comunque mi permetto io di stimolarti ad una discussione sull'argomento: se vorrai, c'è fresca fresca qualche mia riflessione sulle europee sul mio solito blog www.tommasopellegrino.blogspot.com,
verso il quale tu sei sempre stato prodigo di visite e di benevoli commenti.
Ti saluto.
Tommaso Pellegrino-Torino
By Tommaso Pellegrino, at 12 giugno 2009 alle ore 16:19
Tommaso,
ti confesso che, in questo momento, sono più affascinato da letture riguardanti la storia della civiltà occidentale, la nostra. In questo ambito, sto riscoprendo, approfondendo e riassaporando alcuni canti della Divina Commedia, quelli che mi avevano lasciato i ricordi più entusiastici, tra i quali spiccano quello di Manfredi, nel Purgatorio, e quelli di San Benedetto e il panegirico a San Francesco e San Domenico e a San Pier Damiani, della cantica del Paradiso.
Sul Giardino delle Esperidi il mio omologo "Marsh" pubblicherà un post dedicato a San Benedetto.
Avrai quindi capito che sono un pò schifato dalla politica, per via di quel modo "indecoroso" e "incostruttivo" di fare politica da parte dell'opposizione. E sono rimasto doppiamente felice quando ho appreso che Berlusconi ha ricevuto 2.700.000 preferenze.
Passo molto volentieri a leggere i tuoi pensieri, dal tuo blog.
Ciao.
By marshall, at 12 giugno 2009 alle ore 19:53
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