Il viaggio
Ho letto il blog di qualche giovane e ne sono uscito rattristato, deluso, sconfortato. Hanno il vantaggio della vita, della salute, del futuro, si del futuro, qualunque esso sia. Dovrebbero sprigionare gioia e freschezza e invece….
Sognano il viaggio in paesi lontani e sperduti per sfuggire dalla realtà. Una realtà che essi vedono triste, cupa, nera. Come se in quel viaggio hanno la certezza di trovare quello che cercano.
Credo che ciò sia una illusione, sì pura illusione, perché la felicità la si può trovare anche senza andare troppo lontano, tra le proprie mura domestiche.
(segue)
Sognano il viaggio in paesi lontani e sperduti per sfuggire dalla realtà. Una realtà che essi vedono triste, cupa, nera. Come se in quel viaggio hanno la certezza di trovare quello che cercano.
Credo che ciò sia una illusione, sì pura illusione, perché la felicità la si può trovare anche senza andare troppo lontano, tra le proprie mura domestiche.
(segue)
6 Comments:
Non sono pienamente d'accordo.
Seppur sia vero che molte persone utilizzano espedienti come questo per fuggire dalla realtà a volte il viaggio serve, in maniera sensibile, come un semplice viaggio. La bellezza di arrivare alla meta inseguendo un sogno. Quello è il viaggio. Non penso lo si possa criticare.
Come poi sia interpretato dalla singola persona può variare. Ma chi lo vive con quest'animo penso non sia biasimabile.
Oltretutto, penso si possa essere felici all'interno delle proprie mura domestiche ma, per certi versi, è come accontentarsi. La felicitità non è tutta e solo lì, nè solamente in quella forma.
infine, escludendo (e nemmeno a ragione, direi) i malati terminali, direi che tutti, grande o piccola che sia, hanno una vita davanti ed un grandissimo futuro da colmare. Se poi i propri occhi si fermano unicamente al tempo concessoci, beh, ci accontentiamo appunto, ma il futuro è sempre infinito, e la vita, per quanto piccola, ci può concedere a volte di far cose ben oltre il tempo limite.
Tutte queste cose ovviamente secondo il mio punto di vista. :)
Andrea (sdl)
By Andrea (sdl), at 25 marzo 2006 alle ore 10:17
Quando succedono certi eventi ci si deve per forza accontentare.
Fortunato chi riesce a sganciarsi dal passato e trovare nuovi stadi di felicità nel presente.
By marshall, at 25 marzo 2006 alle ore 11:31
Ritengo ci siano vari modi di accontentarsi. L'accontentamento passivo e quello attivo. Quello attivo varia nel senso che l'accontentarsi è solo un altro punto di partenza. La forza e la voglia di godersi questa vita, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, non deve dipendere unicamente da cosa possiamo avere, ma da cosa vogliamo avere, sia esso raggiungibile o no. (appunto qui la bellezza del "viaggio" e non della meta intrinseca)
Poi comunque secondo me non bisogna mai perdere di vista il passato. ma è una visione personale :)
Andrea (sdl)
By Andrea (sdl), at 25 marzo 2006 alle ore 12:46
Fogar scelse l'accontentamento attivo. Ma a quale costo economico?
Non credo che coloro che lo seguiva nei suoi viaggi, fossero tutti dei volonari.
In quelle condizioni fisiche tutti, chi più, chi meno, sognano il grande viaggio alla scoperta della Terra e oltre. Ma poi si devono "accontentare" di fare gli Ulisse pantofolai alla Joyce.
By marshall, at 25 marzo 2006 alle ore 16:08
Anche casa propria a volte è un bellissimo viaggio, no? :)
Andrea (sdl)
By Andrea (sdl), at 25 marzo 2006 alle ore 20:05
è vero che voler scappare da una cittadina di diecimila abitanti è un pò come voler scappare da se stesi. E come dice Freccia... Da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddy Merckxx...
Però una domanda? Chi è più vivo? Chi si accontenta, o chi cerca sempre di raggiungere qualcosa?
Ovvio, la risposta è personale, e comunque quasi impossibile. Però perchè fermarsi? PErchè non cercare sempre qualcosa?
E viaggiare. Vedere. Fotografare. Parlare con gente di nuovi posti. Che ti arricchisce più di ogni somma di denaro.
Certo. Chi non si accontenta è meno fortunato. Non riesce mai a godere appieno. Ma bastano pochi momenti.
Poi appunto partire non significa abbandonare.
PArtire vuol dire anche imparare una nuova lingua. impararla davvero. non le solite tre cose che però non ti permettono di calarti fino in fondo in una nuova cultura.
E poi tornare più ricchi di prima. tanto sai che le persone che contano davvero non le perderai mai. Sia che non ti senti per mesi sia che sei a 15 mila km di distanza. tutte le altre si trovano e perdono ogni momento.
By riccardo, at 25 marzo 2006 alle ore 22:51
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