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sabato, marzo 04, 2006

Moralizzazione e lotta all'evasione

La lotta serrata all’evasione fiscale, di cui parlava ieri a Rimini l’on.Prodi, è un problema di sempre.
Riccardo Bacchelli, ad esempio, nel suo romanzo, Il Mulino del Po, racconta l’espediente praticato dai molinari dei primi anni del Regno, per evadere la tassa sul macinato. Essi intendevano, in quel modo, protestare contro la durezza della vita ma anche contro lo spreco e il malgoverno che, a loro dire, era già serpeggiante.
Quindi quello degli sprechi, degli sperperi, dei soldi pubblici spesi male era già sentito in quella civiltà contadina anche se priva di istruzione e adeguata informazione.
Oggi, anche a causa dell’enorme debito pubblico ereditato dal passato, questo problema è sentito e vissuto ancor di più. Ma ciò nonostante le classi dirigenti, politiche e sindacali, avversarie del governo, sono ottusamente in disaccordo sui tagli alle spese da lui attuate: protestano, indicono scioperi, non vogliono quei tagli, quel rigore imposto dalla criticità della situazione: è un provvedimento che si rifiutano di avallare.
Certo, dai tempi di tangentopoli è stato fatto qualcosa sul fronte dei controlli alla spesa pubblica e delle entrate ma, data la situazione catastrofica dei nostri conti, non basta. Inevitabilmente, la “moralizzazione su tutti i fronti” della spesa pubblica è necessaria e propedeutica all’incisività e alla convalida, da parte della morale comune, della “lotta su tutti i fronti” all’evasione fiscale. Questi concetti dovranno entrare nella mente di ognuno come norme di comportamento inviolabili altrimenti il futuro di Popoli uniti, sarà continuamente messo in discussione dalle forze eterogenee dei gruppi che li compongono.


 

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