marshall

venerdì, marzo 17, 2006

Lettera al Professor Prodi

(alla ricerca di un perchè)

On. Prodi

Si è vero, l’IRAP ha sostituito 7 tasse diverse tra le quali c'erano veri e propri balzelli.
In primo luogo, la tassa annuale sulla partita IVA, fissa per le imprese individuali, variabile, e di importo gravoso, quella a carico delle società (s.r.l., s.p.a., e altre) che ha poi generato un enorme contenzioso, risolto anche con l’intervento del Tribunale dei diritti Europei.
Poi, l’ILOR, anch’essa considerata un balzello per determinate categorie, tra le quali gli agenti di commercio, cui appartenevo, che, oltre all’IRPEF, dovevano pagare anche questa tassa. Tassa che portò questa categoria a dover fare ricorsi per la sua restituzione, fin dal momento della sua introduzione. E chi lo fece, ottenne il rimborso. Chi, come me, non lo fece o non si attenne alle norme e ai termini di prescrizione, non ottenne indietro nulla.
Tra le tasse incorporate dall’IRAP vi fu anche la tassa comunale, annuale, sul rinnovo delle licenze commerciali e l’ICIAP, imposta comunale per le attività produttive. Poi ancora, c'era l'imposta patrimoniale sui beni d'impresa
La più importante di quelle 7 tasse raggruppate nell’IRAP fu il contributo al servizio sanitario nazionale (c.s.s.n.): unica ritenuta giusta ed equa perché andava a finanziare direttamente la sanità pubblica.
Su alcune imposte, come quella sopra, gravava poi un'addizionale provinciale o regionale.

Quelle 7 tasse portarono all’esasperazione tante piccole imprese, soprattutto quelle individuali, molte delle quali nel periodo a cavallo tra gli anni ‘80 e ’90 decisero, proprio per questi motivi, oltre che alla complessa e asfissiante fiscalità di allora, di cessare l’attività.
Infatti ci fu, fino al ’94, una eccezionale moria di imprese, ben superiore alla norma e fu con Berlusconi, la cui discesa in campo produsse l’effetto di una potente scossa al sistema, che si interruppe il trend di crescita negativa del numero di aziende e iniziò una lenta ma costante risalita del rapporto tra iscrizioni di nuove ditte e cancellazioni.
L’inizio di applicazione dell’Irap, nel ’98, che era allo studio già da diversi anni, fu visto con piacere dai piccoli imprenditori perché li liberava da tante piccole e assurde, oltre che onerose, incombenze.
Ma non tutti la vedevano allo stesso modo. Solo l’introduzione di una franchigia, intervenuta nel secondo anno di applicazione della legge, e le modifiche pian piano apportate, hanno parzialmente contribuito a mitigare gli effetti negativi di questa imposta. Fin dall’inizio, essa fu giudicata pessima da imprenditori che hanno un’ampia incidenza di manodopera sul costo dei loro prodotti, voce non deducibile dalla base imponibile della tassa, e per questo motivo è vista come una tassa impropria sul lavoro. In ogni caso, i più avevano intuito da subito che la riforma era nata zoppa.

D’altronde non si poteva fare nulla di meglio perché le necessità dello Stato e il suo enorme debito pubblico, sono tante e tali che non lo permettono. E anche questo Governo ha potuto fare ben poco, nonostante l’impegno e il tentativo naufragato, di una sua riduzione o abolizione.
Ora l’Irap è stata dichiarata anticostituzionale dalla Comunità Europea e quindi si dovrà in ogni caso provvedere a rimuoverla.
Ma come reperire i mezzi che verranno a mancare allo Stato dalla sua abolizione?
Non si potranno aumentare le tasse perché nessun Governo è intenzionato e disposto, pena anche la perdita della credibilità di fronte all’elettorato, a compiere questo passo.

E allora come fare?

Da sei anni non ho più la percezione concreta della realtà, fuori dalle mura domestiche, perchè
una malattia autoimmune, cui ha sicuramente contribuito lo stress subito in quegli anni pre-Berlusconi, ha trasformato la mia vita in una sorta di condizione semivegetativa. Ma scandagliando tra i miei pensieri, ancora integri, sento che, tra tutte le possibili soluzioni, sembrerebbe che l'unica percorribile sia quella del controllo della spesa pubblica e di una lotta seria all'evasione fiscale che faccia pagare meno tasse, ma a tutti.

Fine della prima parte


 

Heracleum blog & web tools