All'elettore democratico
Prima una storia, poi il copia-incolla di quella lettera, di autore per me anonimo, copia-incollata a sua volta da Elly.
La storia
Ho lavorato in un'azienda che era stata ai primi posti in Europa tra le aziende del suo settore, eppure, quando il titolare uscì di scena e la società si trovò di fronte ad un bivio: continuare, trasformandosi in una grande cooperativa di proprietari-lavoratori, che avrebbero però dovuto finanziarla con propri mezzi, oppure abbandonarla al suo destino, la maggioranza optò per quest'ultima soluzione, piuttosto che rischiare in proprio.
"L'azienda è di chi ci lavora", motto caro a Beppe Grillo, secondo il mio parere è quindi destinato a fallire in partenza, come pure è destinata ad un flop clamoroso l'idea di Bersani di lasciar fuori dai giochi che si stanno facendo il PDL (che, che lo voglia o no è un tutt'uno con Berlusconi).
L'ho riletta più volte, e, per non perderla di vista, ecco ora il copia-incolla di quella lettera, nella quale mi riconosco totalmente
"Caro elettore democratico, lo so che mi detesti, che non mi ascolterai e che non crederai a una parola di quello che ti dico. Del resto, io pure non è che straveda per te. Viste però le condizioni nelle quali si trova questo nostro sventurato paese (per le cui sorti, che tu ci creda o no, sono preoccupato anch’io), considerato che fra breve si apre il Parlamento e il poveruomo del Quirinale dovrà mettersi a cercare uno straccio di soluzione, ho deciso almeno di provarci. Male che vada avrò buttato un paio d’ore. Sono giorni che leggo i tuoi blog, i tuoi commenti agli articoli di giornale, i tuoi tweet, i tuoi post su Facebook, le petizioni che firmi, i sondaggi su quello che pensi. La linea che hai scelto non potrebbe essere più chiara: non soltanto rifiuti anche la semplice ipotesi che si cerchi un accordo col Cavaliere nero, ma lo scopo che persegui con determinazione e accanimento è delendus Silvius. Non hai nessuna esitazione, pur di raggiungere questo luminoso obiettivo, a metterti alla mercé di un movimento del quale il meno che possa dirsi è che non si sa ancora che cosa sia e che cosa voglia – sul più che potrebbe dirsi stendo un velo pietoso. Ad adottare con gli otto punti il programma più a sinistra che si sia mai visto nella storia d’Italia, intollerabile oltre a tutto per le finanze pubbliche, e chissenefrega dei contraccolpi che questo avrà all’interno e all’estero. Soprattutto non ti può importare di meno che il delendus, oltre al mio, abbia preso altri dieci milioni di voti.
Perché non ti interessi nulla di quei dieci milioni di voti, è presto detto: perché sei fermamente convinto che siano voti di merda (tante grazie, eh!). Basta ancora una volta leggere quello che scrivi qua e là: è la parte peggiore del paese; ti vergogni di essere italiano (su questo almeno siamo d’accordo: anch’io un po’ mi vergogno che tu sia italiano); è inconcepibile che la gente scelga ancora Berlusconi. Bene: è proprio per metterti una pulce nell’orecchio su questo tema che ho deciso di scriverti, pur sapendo che in genere i parassiti ideologici li schiacci senza pietà. E la pulce è questa: tu in realtà non disprezzi me perché voto Berlusconi, ma odi Berlusconi perché lo voto io. Il tuo vero obiettivo non è lui, sono io. Oh, certo, tu dirai che non è affatto così, che tu con una destra moderna, responsabile, pulita non avresti nessuna difficoltà, che la riterresti del tutto legittima, che il problema è questa destra corrotta, cesaristica, servile, in conflitto di interessi, pluricondannata, eccetera. Sapessi quante volte te l’ho sentito dire: “Se invece di Berlusconi ci fosse la Merkel! O Cameron! Allora sì, forse perfino io…”. E ogni volta mi è venuto di pensare che la parola davvero capace di definire la destra alla quale avresti riconosciuto legittimità non era né “moderna” né “pulita”, ma “minoritaria”. Non tanto da tornare nella fogna, magari. Ma abbastanza da starsene buonina in un bilocale al pianterreno, sdraiata in pantofole su un divano di Poltrone e Sofà a guardare Canale 5.
Perché a te, caro elettore democratico, chi non la pensa come te proprio non piace. E in questo (il Cavaliere non ha mica sempre torto) rimani un po’ comunistello. Tu sogni un’Italia giusta guidata dagli italiani giusti, e quelli sbagliati li vuoi subordinati, perdenti, o meglio ancora afoni. Le loro ragioni non ti interessano, perché per te è scontato che di ragioni non ne abbiano. Se ritengo che le tasse in questo paese siano troppe alte, allora, per te sono senz’altro un evasore. Se credo che le leggi italiane siano bizantine e vessatorie, è lampante che non ho rispetto per le istituzioni. Se penso che il giusto o lo sbagliato tocchi agli individui deciderlo, e non allo stato, eccomi egoista e privo di senso civico. Se sono convinto che la famiglia sia una grande risorsa di questo paese, voilà il familista amorale. Se ritengo che non sia il caso di far adottare figli alle coppie omosessuali – ovvio: è per omofobia. Se diffido della politica, dàgli al populista! Se confido nell’occidente, abbasso l’imperialista! Se ho il dubbio che l’embrione sia qualcuno e non qualcosa, è un dubbio indubbiamente da porco maschilista. Così facendo sei riuscito in vent’anni a non capire assolutamente niente di me – e con quante elezioni perdute hai pagato e continui a pagare questo errore! Mentre ora ti affanni e sgoli a dire che chi ha votato Grillo va compreso, e ti coccoli la patetica illusione che i pentastellati possano aiutarti a costruire la tua meravigliosa Italia giusta.
Credi forse che io sia contento di votare per Berlusconi? Non lo sono. Non lo sono perché mi ha deluso, perché non ha fatto quello che mi aveva promesso. Non lo sono perché ha settantasei anni, e io devo pensare al futuro dei miei figli e mio. Non lo sono perché lo vedo che ne ha fatte di cotte e di crude – pure se vedo anche che parecchie di quelle che ha fatto le ha fatte in camera sua, e sono nauseato delle ripetute violenze alle quali sono stati sottoposti lui e la civiltà giuridica liberale (eh sì, guarda un po’, anche a me può interessare la civiltà giuridica!). Ma di lui non posso fare a meno, così come lui non può fare a meno di me. E questo legame necessario fra me e lui in buona parte (pure se, lo ammetto, non del tutto) lo hai creato tu: tu che dici che io sono una merda perché voto Berlusconi, ma in realtà pensi che Berlusconi sia una merda perché lo voto io. E vuoi distruggere lui per far fuori me. Io però quel bilocale al pianterreno, caro il mio elettore democratico, farò di tutto per evitarlo. E ti invito a fare molta attenzione, perché a forza di volermici mandare a ogni costo potresti finirci tu. Da solo, o magari (orrore!) insieme a me."
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