marshall

sabato, febbraio 20, 2010

Una giornata particolare


Mattinata ricca di emozioni, questa. Dopo una nottata travagliata, ero riuscito a prender sonno all'alba, quando sono stato svegliato di soprassalto alle 8.20 da un urlo di stupore. Mia moglie, che solitamente dà poca importanza a questo genere di spettacoli della natura, aveva lanciato quell'urlo di stupore: "Vieni a vedere il Monte Rosa", mi ha detto.
In effetti, col suo candido color bianco luminescente sembra quasi voler dominare sulle Prealpi antistanti, che invece sono grigioscure/nere. In effetti, dal 9 dicembre dell'anno scorso, non avevo più visto il Monte Rosa in quella luminosa bellezza ( vedi qui ). Le due foto, sopra e di seguito, scattate stamattina alle 9.45 ne danno un'idea.
La mattinata è poi proseguita con altre emozioni: quelle che mi ha procurato Canale 5, con la trasmissione delle 8.5o del sabato: Il Loggione .
Come più volte raccontato all'amico Sarcastycon, le mie operazioni di risveglio, di vestizione, e di alzata dal letto, a causa del mio noto e non più celabile "acciacco", durano in media dalla mezz'ora all'ora, a seconda della giornata, poichè la mia, come quella di altri 56000 italiani è una malattia a carattere intermittente, nel senso che ci sono giornate che ti concede qualche forza in più, per farti fare in minor tempo ciò che solitamente richiede la "pazienza di Giobbe". La trasmissione del sabato, Il Loggione, mi è di grande compagnia durante tali operazioni, perchè la sua presenza mi fa pesare di meno l'acciacco. Un plauso, quindi, all'ideatore e conduttore del programma Vittorio Testa, che ha nel mio amico, Pietro, invalido, uno tra i suoi più grandi estimatori. Costui è un eccellente lirico, che conosce a memoria testi e musica di almeno dieci opere (ma è arrivato a conoscerne molte di più). E' un'enciclopedia vivente: basta chiedergli come fa la tal'aria, e lui subito la intona. Le ha tutte imparate a memoria durante le lunghe e periodiche degenze in ospedale. La lirica, come spesso mi racconta, è stata la sua salvezza, dopo un incidente stradale, che, per colpa altrui, lo aveva ridotto al coma profondo per 7 giorni e mezzo. La lirica gli ha ridato la "voglia di vivere", più di prima, più di quand'era arzillo e atletico; una voglia di vivere la vita che è bella a prescindere "comunque sia la condizione del vivere": sono le parole che spesso mi ripete. Tutto ciò lui l'ha trovato anche nella lirica, ecco perchè segue a puntino il programma (e poi ogni volta mi fa una sorta di interrogatorio). Quando non può vederlo in diretta se lo fa registrare, non sapendo che ora, tramite internet, Mediaset fornisce la possibilità di rivederle quando si voglia.
Parlo entusiasticamente del programma Il Loggione di oggi, perchè questa mattina mi ha condotto in due luoghi che fanno ormai parte del mio vissuto: Venezia e Arona, e mi ha condotto a perlustrare due eventi per me significativi: Il Barbiere di Siviglia, alla Fenice di Venezia e la mostra dedicata a De Chirico, ad Arona.
Di Arona, in particolare, ne scrivo oggi, mentre parlo del Monte Rosa, perchè essa si trova quasi a metà strada, in linea retta, tra me e il Monte Rosa; sembra quasi al di là di quel campanile che si intravvede dalla foto (cliccare sopra per ingrandirla). Ad Arona è in corso una mostra dedicata a Giorgio de Chirico, principale esponente della corrente artistica della pittura metafisica.
Alla mostra, in svolgimento a Villa Ponti di Arona, fino al 28 marzo, sono esposti 130 capolavori del maesto. La copertina del catalogo, che Vittorio Testa teneva gelosamente sotto braccio durante la trasmissione del Loggione, mentre parlava della mostra, raffigura una delle tante piazze italiane dipinte da De Chirico, nello stile metafisico. Quello stile che aveva per un certo periodo influenzato vari pittori italiani dell'epoca, tra i quali Vittorio Viviani. Tra le opere di Viviani, celebre pittore di Nova Milanese, che mi degnò della sua entusiastica amicizia, ve ne sono un discreto numero catalogate nel suo periodo Metafisico. Tra le sue più importanti opere di quel periodo, ed anche tra le sue più belle, vi è senza dubbio una stupenda piazza della Basilica di Desio, dove essa è immortalata sullo sfondo. Dipinta negli anni trenta, ora di proprietà privata, costituisce la copertina di una delle sue più ben fatte biografie, risalente agli anni '80, quando il pittore era ancora in operosa vitalità.

Dulcis in fundo: la lirica.
Trasmesso da La Fenice di Venezia, Il Barbiere di Siviglia è l'opera che forse più di tutte ha contribuito alla mia passione per la lirica. La celebre aria di Figaro, conteso e richiesto da tutti, l'ha oggi magistralmente cantata il baritono Christian Senn . Quand'ero piccolo la sentivo invece spesso cantare da un mio zio, il quale, se non fosse stato per la sua innata timidezza, sarebbe oggi annoverato tra i grandi interpreti della lirica italiana.
Le due foto sopra, sono dell'autore, e sono state scattate alle 9.45 di oggi.
La foto sotto è di www.fenice.org cui viene chiesto il permesso a pubblicare.
All'amico Pietro è stata richiesta l'autorizzazione a pubblicare la sua storia, il cui incidente è avvenuto nel 1985.

Etichette:

mercoledì, febbraio 17, 2010

Un'azienda e la sua città - 6


(cliccare sopra la foto, per ingrandirla)
Al termine di via Quadrio - epicentro del nostro racconto a puntate, là dove le Cartiere Sterzi, fin circa i primi anni dopo il 1980 detenevano lo stabilimento cartotecnico principale, dove venivano prodotti soprattutto quaderni e buste - andando nella direzione di Corso Como, e guardando in direzione della Stazione di Porta Garibaldi, si può notare un lieve digradare del suolo verso il basso. La stazione e il piazzale antistante sono effettivamente ad un livello più basso rispetto a quel punto d'osservazione. Dai tempi della dominazione spagnola, e fino a poco dopo l'Unità d'Italia, in quella zona c'erano sicuramente le sponde di un laghetto , immortalato in molti quadri, con viste da diverse angolazioni, dal pittore milanese Angelo Inganni ; molti di quei quadri sono andati distrutti durante una devastazione. Il lago era stato scavato per la raccolta delle acque di tracimazione dei navigli Martesana e Interno, l'uno da nord del laghetto, l'altro da sud.
C'era poi un terzo corso d'acqua che alimentava il lago da nord ovest; passava forse da via Ornato, ed è stato anch'esso interrato o ricoperto. Il lago artificiale era stato scavato per consentire alle acque del Naviglio Interno di scaricare a nord le acque "fuori città" (il Naviglio Pavese, che avrebbe potuto scaricarle da sud, ancora non esisteva), anche in caso di piogge continue o alluvioni. In questi casi, infatti, le acque del Naviglio Interno non potendo fuoruscire dalla città, avrebbero tracimato, allagandola per giorni. Il problema si aggravò quando fu inaugurata l'attivazione del Naviglio della Martesana, collegandolo direttamente al Naviglio Interno. In questo caso le acque provenienti dal fiume Adda, ingrossate da abbondanti piogge nel tragitto di campagna, giunte all'imbocco del Naviglio Interno, anzichè riceverne le acque, gliene conferivano a sua volta, facendo allagare per giorni la città. Era nata l'idea di quel laghetto, per fare da volano e da raccolta d'acqua in quei casi. Nella zona di confluenza nel lago dei tre corsi d'acqua, erano poi stati installati tre mulini. Il più rinomato era forse quello di via Edolo. Un altro, chiamato forse mulino bianco, perchè più adatto a macinare frumento era posto alla confluenza del canale di via San Marco nel Tombone di San Marco, sfruttandone la forte pendenza. Tale mulino esisteva ancora negli anni '40 del secolo scorso, ed aveva ispirato a Riccardo Bacchelli la saga della famiglia Scacerni nel romanzo storico Il mulino del Po . Scritto e pubblicato a puntate fra il 1938 e 1940, fu poi pubblicato in forma unitaria nel 1957, dopo opportuna revisione. Il Nobel, negato a Bacchelli per tale opera monumentale, ha lasciato una macchia indelebile e strascichi polemici mai sopiti sulle commissioni preposte alla candidatura dei nobel di quel periodo, per accuse di evidente parzialità con cui operarono.
Il terzo mulino, chiamato forse mulino giallo, perchè più adatto per macinare granoturco, era forse installato nell'attuale quartiere di Niguarda, nei pressi di via Ornato. Quest'ultima è una semplice supposizione, suffragata però da argomenti storici dei quali darò eventuale conferma in altro post, con approfondimenti sul Quartiere Isola . Diversamente da quanto scritto da Wikipedia ritengo infatti che il nome Isola le possa derivare dal motivo che, forse, al tempo degli Sforza, e poi fin dopo, al tempo della dominazione spagnola, nel lago descritto sopra vi fosse una sorta di isola. Ed è assai probabile che di ciò ne parli anche Carlo Porta - attento cronista dell'epoca, oltre che raffinato poeta dialettale - nei suoi scritti, così come ha fatto descrivendo la Cassina de' Pomm (foto sopra), nella quale aveva più notti dimorato Giacomo Casanova (qui un ottimo tracciato biografico) , dopo la fuga spericolata dal carcere veneziano. E' forse in racconti di Carlo Porta che si narra di un fitto bosco spontaneo di alberi da frutta, pomi o forse albicocche, vicino alla cascina dei pomi, originariamente una locanda, al tempo degli Sforza. Nel quartiere dove un tempo c'era quel bosco, è nata e ha avuto fortuna la Pirelli. Oggi vi ha sede una delle più importanti università scientifiche d'Italia, l'Università della Bicocca, dalla quale stanno uscendo ottimi ricercatori, certamente futuri candidati ai vari nobel.


-----

Sopra a destra - Angelo Inganni, 1835. Si tratta probabilmente del Naviglio Interno di via San Marco, alla confluenza col Tombone di San Marco, che porta l'acqua al laghetto, posto al di là del ponte. (Dal sito acm san marco)

In Alto: La Martesana a Cassina de' Pomm - foto dell'autore, realizzata il 19 febbraio 2008 alle ore 16,45.
La foto è stata scattata dal punto in cui, nel 1628, esisteva un ponte, il cui progetto era stato erroneamente attribuito a Leonardo da Vinci, tanto da venire popolarmente chiamato Ponte di Leonardo. La mattina dell'11 novembre 1628 Renzo Tramaglino, in fuga dal suo paesello, e diretto a Milano, lo aveva attraversato. Il ponte è stato demolito per dar vita alla via Melchiorre Gioia. che passa sopra il rettilineo finale del naviglio della Martesana, prima di por fine al suo tragitto nel Tombone di San Marco. Il ponte in tralicci di ferro che si vede dalla foto, non era il vero cosiddetto Ponte di Leonardo, e comunque oggi non ha più alcun uso pratico, essendo lì solo a testimonianza di un'epoca. Quando lo visitai, due anni fa, era stato da poco verniciato e rimesso in sicurezza. Il tratto della Martesana, ancora scoperto, che parte da sotto la Stazione Centrale, per terminare nel punto in cui ho scattato la foto, è un tratto di inusuale bellezza per una città come Milano, così caotica quanto a traffico automobilistico. Pochi sono quelli che conoscono quel tratto, seminascosto alla vista degli automobilisti frettolosi e non segnalato da alcun cartello turistico. Comunque, si spera almeno che tale tratto della Martesana resti intatto nel tempo, così com'è.

Etichette:

sabato, febbraio 13, 2010

La crisi economica rumena


Da quel che ho sentito stamattina da Rai3, mi sembra di scorgervi quasi una conferma diretta del noto proverbio "chi va piano va sano e va lontano". Hanno parlato della Romania, la quale mi era parso stesse diventando la locomotiva dell'Europa allargata, invece sembra sia ora sprofondata in una crisi economica peggiore di altri stati membri comunitari da più vecchia data. E pensare che sembrava stesse viaggiando a ritmi di crescita molto sostenuti, senzaltro superiori alle percentuali di crescita dell'Italia. Ma daltronde questo è comprensibile, se pensiamo che la Romania era a terra in tutto. Ad ogni modo, vedendo i loro ritmi di crescita, in qualche post precedente mi ero sbilanciato con l'affermare che entro venti o trent'anni la Romania ci avrebbe raggiunti. Lo stop imposto dalla crisi sposterà di parecchio in là nel tempo tale traguardo. Ciò mi spiace perchè alcune famiglie rumene residenti nel mio condominio mi sono diventate amiche, e mi spiace anche per l'amico Stars, milanese, che stravede per quel popolo.

Qualche numero sulla crisi, estrapolato dal programma televisivo.
Negli ultimi anni anche in Romania si è costruito all'impazzata, vendendo poi case anche a chi non avrebbe mai avuto la possibilità di pagarla. Negli anni del boom edilizio un muratore finito guadagnava anche 850 euro al mese, quattro volte più di un medico, che ne guadagna quindi poco più di 200. La crisi ha tagliato le gambe a quel genere di lavoratori e alle loro famiglie, azzerandole il potere d'acquisto. Anche le circa 24 mila imprese gestite da italiani risentono della crisi, nonostante i bassi costi della mano d'opera, rispetto agli altri stati europei.
Al contrario dell'Italia, per la Romania stà però per arrivare un grosso aiuto da parte della Comunità Europea. Nel 2011 riceveranno fondi comunitari per 35 miliardi di euro; fondi, buona parte dei quali sarebbero stati destinati all'Italia meridionale.
Forse che anche i rumeni avessero intrapreso una corsa troppo frettolosa, ed ora sono costretti a fermarsi? Da come verranno gestiti e spesi i fondi, forse dipenderà una buona fetta di futuro del popolo rumeno.

Sopra: Bucarest - la sede del Parlamento (ex Casa del Popolo). Dal sito Stile.it: viaggi weekend: Bucarest la fenice della Romania

giovedì, febbraio 11, 2010

Il ritorno di Non solo moda


I Sassi di Matera: da Commons Wikimedia Org. Un servizio è andato in onda nel programma Non solo moda di ieri sera.

Ieri sera su Canale 5 è tornato il programma Non solo moda. Assente da parecchi mesi, ho gradito con particolare interesse il suo ritorno. Ne avevo appena parlato nel post precedente, nella storia delle Cartiere Sterzi, e quindi per me è stata una doppia sorpresa, anche perchè vado a caso nella scelta di programmi televisivi e non ne seguo quasi mai la programmazione. Unico neo della trasmissione è l'orario di messa in onda, che è stato anticipato di oltre un'ora, rispetto alle edizioni precedenti, ma sempre molto tardi. E' infatti iniziato alle 23,30 e terminato alla 1 di notte. Orario per me pressochè impossibile, anche se ieri ho fatto un'eccezione, restando sveglio fin quasi a quell'ora. In seguito sarò costretto a registrarlo.
Delle edizioni precedenti meritano menzioni particolari i servizi sulla Mille Miglia, come ricordato nel post precedente, quello sui Sassi di Matera (vedi foto in alto), quello sul mulino di epoca medievale ristrutturato e rimesso in funzione a scopo educativo, quello sulla campagna a sud est di Milano, nei dintorni di Viboldone , attraversata dal Cavo Vettabbia (vedi Idrografia Milanese ) e da rogge, dove l' Ordine degli Umiliati nei secoli XII e XIII avevano inventato:

L'arte di coltivare i prati
Noti principalmente per la loro attività nel campo della lavorazione della lana, gli Umiliati ebbero un ruolo determinante anche nella formazione del paesaggio lombardo e nell’introduzione o nello sviluppo di colture particolari, quali l’uso delle marcite e la coltivazione del gelso, da cui deriva la tipica immagine della “piantata lombarda”.
Facendo scorrere in continuazione un sottile velo d’acqua sul terreno leggermente inclinato, si verificava una crescita continua dell’erba, che consentiva un taglio d’erba ogni 30-40 giorni. L’ultimo taglio veniva lasciato sul terreno dove marciva (da qui forse il nome di “marcite”) producendo ottimo nutrimento per la terra.
Tali innovazioni verranno poi lentamente assimilate anche dalla società civile e diventeranno uno dei fattori di crescita economica e culturale dell’intera Lombardia (dal sito dell'Associazione amici dell'Abbazia di Viboldone)


Altro servizio molto interessante era stato quello sulla Cornovaglia.




lunedì, febbraio 08, 2010

Un'azienda e la sua città - 5


Pausa di intermezzo della storia, per dare spazio all'idea suggeritami dalla blogger Lunatika: propone di trasformare in fiction il racconto che si va dipanando. Mi sento gratificato per una tale proposta, segno che il mio blog è seguito anche da giovani che cercano storie relative ad un periodo ancora abbastanza vicino a noi, ma che essi non hanno vissuto in prima persona, perchè ancora troppo giovani. Sto parlando degli anni '60 e '70, gli anni della nostra storia e gli anni dei Beatles e di Lucio Battisti, del '68, dello sbarco sulla Luna e degli anni di Piombo. Credo che per un giovane ventenne, ascoltare fatti di quegli anni, sia come per me quando sentivo raccontare fatti avvenuti trent'anni prima, durante la guerra. Fatti che per me avevano dell'irreale e dell'incredibile perchè ancora non c'ero. Sono quindi gratificato che le mie storie su fatti di 30 o 40 anni fa piacciano soprattutto ai giovani.
Fatta questa premessa, una storia trasformata in fiction, o film sulle Cartiere Sterzi potrebbe interessare solo il pubblico facente parte di specifici settori d'attività quali: cartai, editori, tipografi, cartolai ecc. Più interessante sarebbe trasformare in fiction, o film, la storia della vita del conte Bruno Sterzi, anche se il personaggio mi risulta sia poco o per nulla conosciuto dal grande pubblico. La storia risulterebbe comunque interessante per il grande pubblico perchè dovrebbe coinvolgervi la storia della Mille Miglia, della Formula 1 e, dulcis in fundo, la storia della squadra calcistica dell'Inter. Per quanto riguarda Formula 1 e Mille Miglia, basta leggere le notizie che appaiono su Google, alla voce Bruno Sterzi. Per quanto riguarda invece la storia dell'Inter, il grande pubblico forse non sa che Bruno Sterzi è stato uno dei candidati alla presidenza, nell'epoca in cui è stata presieduta da Fraizzoli e da Moratti padre. Conosco poco dei trascorsi giovanili del conte Bruno Sterzi, ma suppongo che da giovane abbia avuto una vita sportiva molto attiva, e...anche spericolata. Lo si potrebbe dedurre dalle sue passioni per le macchine di grossa cilindrata, e per il mondo del calcio, ma anche per l'assidua frequentazione della località montana di Sant Moritz che lo vedeva impegnato come sciatore. Catapultato giovanissimo alla direzione dell'impero industriale creato da suo padre Antonio, Bruno Sterzi scaricava così le sue tensioni. Ma credo avesse anche passione per l'arte (era assiduo frequentatore di mostre di pittura), per la musica (possedeva anche un bel pianoforte, legato al quale conosco un allegro aneddoto) e per il cinema (durante le riunioni collegiali del lunedì non mancava mai di parlare dell'ultimo film visto. Una volta si era soffermato a lungo su un film di Celentano, perchè in alcune scene aveva visto scatole di sue buste: buste prodotte dalla Sterzi, contenute in belle scatole dalle molteplici bande multicolori, a seconda del tipo di buste contenute. Si era anche soffermato sul fatto che non aveva pagato nulla per quella sorta di pubblicità occulta, indiretta).

Mi diverto a spingermi oltre, pensando a qualche nome di regista che potrebbe occuparsi di una tale fiction, o film. La scelta primaria potrebbe cadere sul regista Gabriele Salvatores. Salvatores ha il pregio di essere un napoletano trapiantato a Milano, che sta cercando idee per creare buoni film da storie accadute nella Milano di quei decenni del dopoguerra. Si da il caso che Bruno Sterzi avesse l'innata attitune di aiutare concretamente soprattutto i giovani, anche e soprattutto di origini meridionali. Li faceva assumere (ogni qualunque decisione aziendale doveva avere il suo assenso, anche acquisti di minuta cancelleria) a prescindere, purchè dimostrassero di avere intelligenza, buona volontà e innato spirito di sacrificio (a tal proposito, conosco vari aneddoti che racconterò strada facendo). Non a caso aveva creato depositi diretti per la sua struttura, in tutta Italia, a marchio Sterzi e con personale diretto. Unico caso, nell'Italia di quegli anni, di una cartiera che avesse suoi depositi sparsi nella penisola. Aveva depositi perfino a Roma, Napoli e Bari, e quelli di Palermo e Cagliari li aveva creati in società con grossisti del luogo. Quando, per esempio, inaugurò il deposito di Milano, a Cinisello Balsamo, vi aveva messo un laziale a dirigerlo. Venuto appositamente da Roma, era dotato di memoria di ferro e di grande carica umana: sapeva caricare e motivare i venditori. Lo ricordo con piacere.

L'eventuale fiction, o film sulla vita di Bruno Sterzi non potrà ignorare del suo amore o passione per la Formula 1 e la Mille Miglia. Tale fiction, o film potrebbe essere l'occasione per il lancio di un giovane volonteroso regista alle prime armi: Gianfranco Firriolo. Ha firmato l'eccellente filmato sulla Mille Miglia di due anni fa, trasmesso da Canale 5, nel programma "Non solo Moda". Programmato in orari impossibili, veniva trasmesso alle ore 0,40 (mezzanotte e quaranta) del sabato notte, e replicato, qualche volta, la mattina dopo. Conteneva però ottimi servizi, che, se volevo vedere, ero costretto a registrare il programma. E' per questo che ora mi ritrovo ancora quel bel servizio sulle Mille Miglia, firmato da Gianfranco Firriolo, che ogni tanto vado a rivedere con piacere.
Foto: Mille Miglia 2009, dal sito http://www.ilblogdeimotori.com/

Aggiornamento del 5 maggio 2010
http://temporeale.libero.it/libero/news/2010-05-05_105506214.html dove è citato un lavoro di Gianfranco Firriolo.

Aggiornamento del 13 maggio 2010
Ho ricevuto in omaggio dall'autore dell'opera il DVD con LIBRO, scritto dallo stesso Gianfranco Firriolo, che ringrazio.
La Casa Editrice è la Feltrinelli di via Andegari 6 - Milano.

Etichette:

domenica, febbraio 07, 2010

Congresso

Stacco un attimo dal mio racconto a puntate sulla storia delle Cartiere Sterzi, per raccontare un episodio capitatomi durante quel periodo.
Un giorno era successo un fatto che mi era parso straordinario, e anche i mass media lo avevano presentato come tale. Vi era stata coinvolta un'alta personalità super partes della politica italiana e i giornali avevano fatto parecchio rumore, enfatizzando il fatto. Quel giorno me lo ero pertanto appuntato come agomento di discussioni. Ne avevo parlato con un cliente molto criticoso, durante una delle solite visite di routine. Credendo di far bene, avevo intessuto le lodi di quel tal personaggio, legandole a quel fatto di quel giorno. A conclusione della mia disquisitoria mi rese di stucco con una semplice battuta: "Si, però non ha mai lavorato, non ha mai fatto niente!". Non posso rivelare di quale personaggio stessimo confabulando, ma tant'è, mi servì di lezione e da quel giorno cominciai ad imparare ad essere più critico nei fatti e nelle storie che venivano raccontate; e a non prendere più per oro colato tutto ciò che ci viene propinato.

Il presente post vuole quindi essere di supporto e di rinforzo al post di Sarcastycon ( questo ) sul congresso degli zampognari. Nulla più posso aggiungere in merito, ma chi volesse saperne di più, lo rimando alla lettura del post "L'Italia dei valori Immobiliari" dell'ottobre 2007, e a tanti altri, miei, di Sarcastycon e di Nessie, del frattempo.

venerdì, febbraio 05, 2010

Un'azienda e la sua città - 4


Famedio del Cimitero Monumentale di Milano da Commons Wikimedia
(Famedio: dal latino famae aedes, Tempio della fama)

"Io quando il monumento vidi ove posa il corpo di quel grande..."

Sono i versi immortali di Ugo Foscolo, monito ai viventi dell'importante funzione civica del culto della memoria dei "grandi". Quando Ugo Foscolo, veneziano (qui un bel tracciato biografico) , che a Milano ricoprì ruoli pubblici di rilievo, e partecipò attivamente alla vita della città, scrisse quei memorabili versi inneggianti alla Basilica Santa Croce di Firenze (qui i versi del Foscolo ad essa dedicati) , il Cimitero Monumentale di Milano ancora non esisteva. L'amministrazione della città di Milano aveva dato il via al bando per la sua costruzione soltanto nel 1838. Il Cimitero fu poi inaugurato ufficialmente come luogo di sepoltura nel 1866. E' assai probabile che la spinta poderosa alla sua edificazione sia venuta proprio dall'eco mondiale che ebbero i versi del Foscolo. Firenze aveva già da secoli un culto particolare per i "grandi", Milano non poteva essere da meno.
Ritornando al filo della nostra storia, riguardante le Cartiere Sterzi, la sua sede centrale distava di appena 300 metri in linea d'aria dal Cimitero Monumentale . In merito a questo racconto a puntate, il Cimitero Monumentale riveste un ruolo importante perchè conserva i resti mortali del Conte Bruno Sterzi, presidente dell'omonima cartiera (fondata decenni prima da suo padre Antonio Sterzi) nel periodo anni '50 (fors'anche dal dopoguerra) - ottobre 1980. Per essere sepolto in tale cimitero, dove riposano grandi personaggi quali: Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Don Luigi Giussani, Salvatore Quasimodo, Virginio Schiaparelli, Tommaso Marinetti, Ercole Marelli, Arturo Toscanini, Francesco Haiez, Alberto Ascari, Ambrogio Fogar, ... evidentemente Bruno Sterzi è stato un "grande" di Milano, e la sua città ha voluto onorarlo con si degna sepoltura. Ma di ciò che Bruno Sterzi fece, ce ne occuperemo strada facendo.

Etichette:

giovedì, febbraio 04, 2010

Un'azienda e la sua città - 3


Lo snodo principale della nostra storia è piazza Antonio Baiamonti. Per raggiungerla a piedi, da via Maurizio Quadrio 17, dov'era la sede centrale delle Cartiere Sterzi, epicentro di questa serie di post, ci si impiegano solo 3 minuti, dovendo coprire una distanza di soli 300 metri.

Piazza Baiamonti, negli anni '60/'70 - periodo durante il quale le Cartiere Sterzi raggiunsero la punta di massima importanza e penetrazione nel mercato italiano ed europeo della carta da stampa - era, e suppongo lo sia tuttora, punto di convergenza di varie linee tranviarie. Vi sostavano i tram delle mitiche linee 29 e 30 - l'una parallela all'altra, ma in direzioni opposte (andata e ritorno). E' una linea che, a cerchio, gira attorno al centro storico della città, al di là e a ridosso delle ciclopiche ex Mura Spagnole. Ed è proprio da piazza Baiamonti, guardando in direzione di viale Pasubio, che ancora si possono scorgere resti, avanzi di quelle leggendarie mura. Il tragitto di quella linea tranviaria era di circa 10 km, e il tram impiegava circa 1 ora per fare il giro completo intorno alla città, compreso i tempi di sosta alle fermate intermedie. Nei mesi di maggio/giugno, fare un giro di svago della città con quel tram, era un piacere inappagabile. L'ambizione turistica di Milano, se già non vi ha provveduto, dovrebbe considerare seriamente la funzione turistica di tale linea, migliorandola, potenziandola, abbellendola; prestando particolare attenzione all'abbattimento delle barriere architettoniche esistenti, che impediscono la libera fruizione ai portatori di handicap fisici. E' bene sappia, l'amministrazione milanese, che fare un giro della città con tale linea, per molte persone potrebbe equivalere come a fare un giro in gondola per i canali di Venezia, dove la vista, sia a Milano come a Venezia, non finirebbe mai di stupirsi.

A piazza Baiamonti convergono poi i tram provenienti dal nord della città, che transitano dal ponte di via Farini (dove c'è anche una delle più importanti rimesse), e quelli provenienti da via Procaccini, via Cenisio, via Mac Mahon.

Tale piazza è uno dei crocevia più importanti e trafficati di Milano. Da essa dipartono strade nevralgiche per la vita della città. Di fianco all'inizio della citata via Farini inizia anche via Ceresio, strada alberata a tre corsie, di cui una riservata ai tram e al traffico locale, che porta diritto al Cimitero Monumentale di Milano. Sul lato ovest della piazza confluisce via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese, che, attraversato piazza Baiamonti, va a confluire in viale Pasubio, all'inizio del quale si può vedere - come già si vedeva 40 anni fa - l'insegna di un noto produttore internazionale di semi e sementi: i F.lli Ingegnoli (ora diventato Il Giardino Ingegnoli). La ditta si trova proprio al di là dei resti di quelle Mura Spagnole, occupando la striscia di terra che un tempo era parte integrante dei Bastioni di Milano. E' forse grazie a quell'attività legata a giardini e agricoltura se Milano può pregiarsi di ospitare ancora brandelli di quella sua storia che parte dal 1570, per arrivare ai giorni nostri.
----
Foto: piazza Baiamonti, crocevia di tram. Proprietari della foto: Milano mia

Etichette:

mercoledì, febbraio 03, 2010

Un'azienda e la sua città - 2


L'edificio storico delle Cartiere Sterzi si trovava in via Maurizio Quadrio, angolo via Maroncelli. Proseguendo su via Maroncelli in direzione del ponte di via Farini, sulla sinistra, poco dopo l'incrocio con via Quadrio, c'è la Basilica dedicata a Sant'Antonio di Padova. Il sito, incastonato tra le vie Farini e Maroncelli, dove esse convergono verso il ponte Farini, era sorto nel 1870 come ospizio, per poi diventare convento di frati. Nel 1902 fu eretta la chiesa, e, a quell'anno, si deve anche l'istituzione della Mensa dei poveri.
Consacrata nel 1906 dal beato Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo Cardinale di Milano, la chiesa fu dichiarata Basilica Minore Romana nel 1937 da papa Pio XI. Il convento, che occupa la parte preminente di tutta l'area racchiusa tra le vie Farini, Quadrio e Maroncelli, è addossato alla basilica. E' il convento dei Frati Minori , dove un medico, il dottor Edoardo Gemelli vi fece la professione Solenne, prendendo il nome di Agostino; fu ordinato sacerdote nel 1907. Padre Agostino Gemelli era passato agli onori delle cronache fin dagli anni '20 per aver messo in dubbio l'autenticità delle stimmate di San Padre Pio. Agostino Gemelli è stato fautore di molte opere, tra cui la fondazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A ricordo del sua lunga permanenza (dal 1908 al 1923) nel convento, nel 1978, nel centenario della sua nascita, è stata inaugurata un'aula a suo nome: l'Aula Gemelli.
Al numero 25 di via Maroncelli, i frati gestiscono anche una mensa per i poveri, la Mensa Francescana S.Antonio. A mezzogiorno e sera, passando da quelle parti, è facile imbattersi in crocchi di persone che attendono l'apertura del cancello della mensa. Negli anni '70 i viveri venivano distribuiti anche da un largo finestrone a filo strada.
Davanti alla basilica c'è una vasca rettangolare, su un lato della quale, una statua bronzea, raffigurante S.Antonio di Padova, si affaccia alla vasca. Un'iscrizione sulla vasca porta scritto: "udite la parola di Dio voi pesci del mare e del fiume".
----
Foto: Basilica Sant Antonio di Padova, Milano, via Farini
la foto è di Giovanni Dall'Orto cui viene gentilmente richiesto il permesso di pubblicarla.

Etichette:


 

Heracleum blog & web tools