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domenica, novembre 29, 2009

La Patria secondo Parise

Il Veneto è la mia Patria. Do alla parola patria lo stesso significato che si dava durante la prima guerra mondiale all'Italia: ma l'Italia non è la mia Patria e sono profondamente convinto che la parola e il sentimento di Patria è rappresentato fisicamente dalla terra, dalla regione dove uno è nato. Sebbene esista una Repubblica Italiana questa espressione astratta non è la mia Patria e non lo è per nessuno degli italiani che sono invece veneti, toscani, liguri e via dicendo. L'Unità d'Italia non c'è mai stata nonostante la "Patria" del Risorgimento, della prima guerra mondiale, della seconda e della costituzione repubblicana in cui viviamo.

Questo è l'inizio della presentazione del "Grande libro del VENETO" (Mondadori Editore - prima edizione 1985) scritta da Goffredo Parise, che più avanti scrive:

"...Fuori del Veneto per me è terra straniera e forse ostile. Non ho mai combattuto come altri possono aver fatto questo sentimento perchè è veramente il più forte (nel testo originale mancano forse un pò di virgole, perchè ho fatto una certa fatica ad interpretarlo), né amo in maniera particolare i veneti per il solo fatto di essere veneti.
Ci sono i buoni e i cattivi, per lo più sono piuttosto ignoranti, non mi sono particolarmente simpatici, trovo più simpatici altri di altre regioni, ho pochissimi amici veneti. Ma il Veneto resta la mia patria perchè vi sono nato: semplicemente. ..."

(segue)

I ponti di Venezia


I fisioterapisti che seguono soggetti affetti da sclerosi multipla, i cui sintomi principali sono soltanto la rigidità muscolare degli arti inferiori (paraparesi spastica), prescrivono loro piccoli esercizi quotidiani di scrittura manuale. Data la difficoltà a scrivere allineato, consigliano anche di scrivere su fogli a righe, con l'avvertenza di mantenere sempre lo stesso spazio tra una riga e l'altra.
Non avendo quaderni a righe a disposizione, ma avendo in casa una buona campionatura di moduli a striscia continua a lettura facilitata, ho cominciato a scrivere su di essi. Il contenuto è libero e facoltativo, e può essere fatto in qualsiasi momento del giorno purchè, possibilmente alla stessa ora. Il pensiero scritto va preceduto da data e ora, in modo che il fisioterapista possa controllare lo stato di progresso o di degenerazione della capacità di scrivere a mano. Lo scopo è duplice: tenere in allenamento mani e cervello. Sono arrivato alla fine della terza settimana di esercizio, con evidente soddisfazione. Dal primo giorno di esercitazione, ad oggi, il miglioramento è stato notevole: dalla scrittura a zampe di gallina del primo giorno, ho quasi riacquistato la capacità di scrivere manualmente con abbastanza precisione; la stessa che avevo quando andavo a scuola.

E' un esercizio che consiglio a tutti coloro che usano molto il computer.

Come esercizio iniziale scrivevo i pensieri che mi venivano durante la stesura del pezzo su Venezia per tutti, tutti per Venezia: pensieri che trascrivo parzialmente qui di seguito.

Venezia è unica nel mondo. E' costruita su 118 isole, tutte collegate tra loro da ben 400 ponti. Il centro storico di Venezia è attraversato da 200 canali, le cui sponde sono collegate tra loro da una moltitudine di ponti, passerelle, oltre alle caratteristiche gondole usate in alternativa per attraversare il Canal Grande. Per questi motivi, visitare Venezia, per un disabile diventa impresa ardua. Ma ora, grazie a coraggiose iniziative del Comune di Venezia, si stanno via via aprendo nuove possibilità d'accesso e fruizione anche per loro. Infatti, in occasione della Venice Marathon 2009, svoltasi il 25 ottobre, erano state allestite 13 rampe d'accesso ad altrettanti ponti, posti sui canali che sfociano nel Canale della Giudecca e nel Canale di San Marco. Sono i 13 ponti storici di Venezia, 7 in Riva delle Zattere, 6 in Riva degli Schiavoni, che s'incontrano facendo a piedi il tragitto che va da Dorsoduro ai Giardini Pubblici, dopo aver attraversato il Canal Grande, che, solo per l'occasione della gara, viene sormontato da un robusto ponte smontabile in acciaio, simile a quello usato per la Festa della Madonna della Salute , ma posizionato più in là, verso il Bacino di San Marco. Anzichè essere smantellate subito dopo la gara, dette rampe verranno mantenute in essere fino all'11 febbraio 2010, giorno di chiusura del Carnevale di Venezia, per consentire anche ai disabili di fare una "passeggiata" per Venezia.
Per dimostrare la facilità d'accesso alle persone disabili in carrozzina, è stato invitato a gareggiare un ospite d'eccezione: Alex Zanardi. Compiendo gli oltre 42 km del tragitto, a bordo di un velocipide speciale, azionato manualmente, l'ex pilota di Formula 1 ha impiegato poco più di 1 ora e mezza per giungere, primo assoluto, all'arrivo, posto al termine di Riva sette Martiri, localizzata dopo Riva degli Schiavoni. Alex capeggiava il gruppo dei disabili, partiti con 15 minuti d'anticipo sui circa 7000 concorrenti normodotati.
Sopra: Ponte Accademia - Venezia. Tratta dal sito Istituzionale Città di Venezia. Foto allegata al bando di gara per la ristrutturazione del ponte. E' uno dei quattro ponti di attraversamento del Canal Grande.

lunedì, novembre 23, 2009

Oltre il Crocifisso


Che fine ha fatto Enrico Boselli? Questa la domanda che mi sono posto dopo aver letto il seguente articolo del 23 febbraio 2006.

Su Corriere della Sera Archivio, rileggo una notizia del 23 febbraio 2006, pagina 23 (che non riesco a linkare. Per leggerlo integralmente è necessario digitare su Google: enrico boselli, 2006, contro i crocifissi nelle scuole), a firma di Arachi Alessandra.
Trascrivo titolo e alcuni capoversi:
"Il crocifisso resti in classe è un simbolo educativo"
Il crocifisso nelle aule scolastiche rappresenta valori civilmente rilevanti, ovvero valori che soggiaciono e ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile". Quindi non va tolto.
E' questo il parere del Consiglio di Stato che, dopo quattro anni di battagie giudiziarie, ha dato torto a una mamma di Abano Terme, Soile Lautsi (finlandese di nascita), che ne aveva chiesto la rimozione dall'aula della scuola Vittorino da Feltre frequentata dai suoi due figli ma anche da bambini di altre religioni o atei....
E vengo al punto che riguarda Enrico Boselli:...Dura, invece, la reazione degli esponenti della Rosa nel Pugno. Enrico Boselli, in prima linea, "Non è sostenibile dal punto di vista della logica la tesi del Consiglio di Stato secondo cui il crocefisso non avrebbe soltanto un riferimento religioso ma sarebbe un simbolo idoneo ad esprimere valori civili".

Nell'articolo, Alessandra Arachi parla anche del giudice Luigi Tosti, forse quel magistrato di Camerino presente nella trasmissione Domenica 5 dell'8 novembre, che si era schierato contro il crocefisso nelle aule dei tribunali.
Ad Enrico Boselli, che parlava di illogica presente in quella sentenza, vorrei consigliare il seguente post www.alloggibarbaria.blogspot.com/2009/11/festa-madonna-della-salute.2009.html, cronaca di una ricorrenza religiosa, che si svolge ininterrottamente da quasi quattrocento anni a Venezia, il 21 novembre. E poi, magari, leggersi tutta la bella storia di fede che ci sta dietro.
Sarà forse opportuto che i fautori dell'eliminazione dei crocifissi dalle scuole, o dai tribunali, comincino a pensare che il trascendente segue una logica diversa da quella degli umani. Se ne facciano quindi una ragione, e si mettano il cuore in pace.
Sopra: Venezia - Chiesa della Madonna della Salute (foto gentilmette concessa dal blog AlloggiBarbaria.blogspot.com).

domenica, novembre 15, 2009

Islam semplicemente?: No, grazie.


Commento di risposta al post dell'amico Sarcastycon, che ha ripubblicato il post di Nessie: questo: Finezze islamiche nella scuola italiana

Sarcastycon, ho letto qui ( http://sarcastycon3.wordpress.com/2009/06/01/no-islam-3/ ) varie Sure del Corano, che parlano di morte da infliggere con estrema crudeltà ai cristiani e agli ebrei, perchè considerati immondi, ecc.ecc.ecc., dai fedelissimi seguaci dell'islam. E siccome il Corano è il libro sacro per antonomasia per tutti i fedeli musulmani, non si potrà mai parlare di integrazione pacifica di noi con gl'islamici, fino a che loro stessi non procederanno alla revisione del loro testo "sacro", eliminando quei passi o quelle Sure. E questo sarebbe solo uno dei primi passi che costoro dovrebbero fare, prima di venire a parlare d'integrazione. Fini lo credevo una persona colta, ma evidentemente mi sono sbagliato. Idem per D'Alema a cui vogliono dare, o han dato, il dicastero esteri europeo.

Nelle pagine di questo blog, sono stato propugnatore e anticipatore dell'idea dell'insegnamento dell'Islam nelle scuole, per bambini di origine araba o per chiunque lo avesse voluto. Ma alla luce di quanto letto di estremamente efferato in quelle sure, non sono più di quest'idea, a meno che non si proceda ad una revisione del Corano, depurandolo di tutte quelle sure che sono contro e acerrime nemiche dell'occidente cristiano/ebraico.

L' IPI - integrazionismo pacifico indolore - non può essere insegnato ad una sola parte, mentre all'altra si concederebbe libertà d'imparare, e insegnare il Corano, così semplicemente; il quale contiene quella serie di loro comandamenti che potrebbero indurre a compiere atti di crudeltà inaudita verso quelli che gli islamici puri considerano nemici; e solo perchè sono cristiani o ebraici. C'è qualcosa di estremamente stridente che non fila in un ragionamento del genere, se si dovesse dare pratica attuazione, così semplicemente, all'idea scaturita ad un politico, chiunque esso sia.


Nella foto: Crocifisso di Brunelleschi. Scultura lignea conservata nella Cappella Gondi di Santa Maria Novella a Firenze (dal blog di Sarcastycon3).

lunedì, novembre 09, 2009

Cristianesimo e crocifisso

( Crocifisso di San Damiano )

Il termine zoccola deriva dallo scalpitare che facevano speciali zoccoli fatti calzare alle "favorite" del serraglio, quando queste dovevano raggiungere l'alcova del sultano, o del grande dignitario arabo. Questa è storia. Per favorita, intendo la prescelta dell'harem "obbligata", per quella notte, a sottostare alle di lui "voglie". Per adempiere al proprio "dovere", la favorita veniva anche "umiliata" facendole calzare quegli speciali zoccoli, in modo facesse rumore e si notasse il suo passaggio dal serraglio all'alcova. Queste poverette non si può dire fossero zoccole, secondo l'accezione moderna. E questa ritengo sia solo una delle pagine meno nobili che apprenderemmo dallo studio della cultura araba.

Ovviamente, la storia araba contiene anche pagine di grande e sublime storia, cui sono fervidamente interessato e appassionato, dovuta a "Immense" personalità di quella cultura, che noi occidentali potremmo solo invidiare non essere appartenuti alla nostra. Primo fra tutti: Abramo.
Ieri, in quel Domenica Cinque, di cui al post precedente ( leggere anche questa notizia ), Daniela Santanchè ha esplicitato che il "Profeta" avesse avuto 9 mogli, di cui pare che l'ultima abbia avuto solo 9 anni. Fosse vero il fatto, non potrei che essere d'accordo con quanto detto dalla Santanchè. Inoltre, vorrei replicare all'anonimo commentatore al precedente post che, stando così le cose, dall'islam ci sarebbe ben poco di buono da imparare, oltre a quello che viene già insegnato dai Vangeli. E che pertanto preferisco il cristianesimo, il cui simbolo d'eccellenza rimane il crocifisso. A tal proposito mi piace ricordare la storia della Collina delle Croci in Lituania, dove Giovanni Paolo II andò ad inginocchiarsi nel 1993.

"Si tratta di una piccola altura su cui si ergono oltre cinquantamila croci, piantate per devozione dai pellegrini secondo una tradizione popolare che dura da alcuni secoli, ma che ha preso un enorme impulso nella seconda metà del XX secolo come simbolo dell'identità nazionale lituana. Nel 1900 c'erano soltanto 130 croci sulla collina. Durante l'epoca sovietica (guarda caso), per tre volte le croci della collina furono completamente abbattute, ma ogni volta ricomparivano sempre più numerose. Oggi si contano circa 56.000 croci di ogni dimensione, foggia e materiale, da piccole croci in plastica fabbricate in serie a croci artistiche monumentali.

(da: il Cittadino di Monza e della Brianza, 7/11/2009 - Luigi Losa)

Nota: dopo quanto letto, a proposito della Collina delle Croci, trovo strano che uno dei sei giudici componente la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, cui si deve la sentenza per l'eliminazione dei crocifissi dalle aule scolastiche, fosse proprio lituana.

domenica, novembre 08, 2009

Vittorio Sgarbi e Vittorino da Feltre

Puntata spumeggiante quella odierna di Domenica Cinque, nella quale Vittorio Sgarbi ha urlato più volte ignorante alla rappresentante di una certa associazione italiana agnostici, ospite del programma. Francamente, credo se lo sia meritato: le è stato chiesto più volte chi fosse Vittorino da Feltre , e lei più volte ha sorvolato, fin poi ad ammettere di non saperlo.

Io l'ho appreso solo ora, ma il non saperlo non pregiudica alcunchè per una persona qualunque. Ma da chi occupa certe posizioni, la persona qualunque si aspetta lo sappia. Dubito anche lo sappiano i sei componenti della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, se hanno emesso quella tale sentenza che impone di eliminare il crocifisso da tutte le aule italiane: una sentenza che non stà nè in cielo nè in terra. Dubito lo sappiano perchè Vittorio Sgarbi ha dato del sonoro ignorante anche a loro. E se la questione stà in questi termini, mi associo volentieri ai sonori "complimenti".

Nel quadro: Vittorino da Feltre: da Wikipedia

venerdì, novembre 06, 2009

Valore di un uomo, dalle sue parole

Pubblico la mail dell'amico Alberto, che mi ha permesso di pubblicarla.

Nota
Dai discorsi di un uomo si può desumere il suo carattere e la sua tempra, purchè le parole gli escano dal cuore, e siano sincere e sentite.
Le seguenti frasi sono tratte da un discorso, per me inedito, di John Fitzgerald Kennedy , pronunciato al popolo americano, prima di diventare loro presidente, a riguardo dell'inadeguatezza degli indicatori economici. In parole semplici, il candidato presidente Kennedy metteva in guardia, già mezzo secolo fa, su aleatorietà e incostintenza del famigerato indicatore economico PIL = Prodotto Interno Lordo.

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Note:
Kennedy è stato il primo presidente cattolico degli Stati Uniti.

Pur non avendolo ancora letto, penso di poter dire che questo post lo si possa mettere in relazione all'ultimo post di Hesperia, pubblicato sul Giardino delle Esperidi ( questo ).

Sapienza di giudici

I giudici della Corte Europea, che hanno emesso quel diktat sulla eliminazione dei crocifissi in tutte le scuole italiane, i quali, data la loro posizione preminente di "sapienti", dovrebbero far parte di tale elitè terrestre, con tale sentenza hanno dimostrato d'averne poca di sapienza; meno ancora di quella che hanno i bambini di San Siro, a Milano, i quali hanno invece affrontato di petto tale tema, e in maniera totalmente opposta. I bambini delle scuole elementari multietniche di via Dolci e via Paravia, in maggioranza arabi, hanno detto sì al crocifisso, mostrando che a loro il crocifisso non fa paura.
Oppure con tale sentenza i sei giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno preferito lavarsene le mani, come fece Ponzio Pilato.
Oppure hanno dimostrato ignoranza della storia europea, che ha radici saldamente cristiane (in tale ipotesi non si riesce a capire come possano occupare quel posto di giudici supremi).
Oppure, eventualità ancor più agghiacciante e pericolosa per le popolazioni autoctone europee, hanno dimostrato odio latente; una sorta di vendetta del mondo islamico verso il mondo cristiano, colpendoli nel loro simbolo religioso per eccellenza: il crocifisso.

Considerando le varie ipotesi, comincio perciò a dar vero credito a quest'ultima, quella che mi sembra la più plausibile. Pensarlo è lecito, visto che tra i sei giudici che hanno emesso la sentenza vi è la turca Isil Karakas che, prima della nomina a giudice, ricopriva l'incarico di vicepreside della facoltà di legge all'università di Galatasaray. Vi è anche la giovane 39 enne Danute Jocienè, che ricopriva lo stesso incarico della Karakas presso l'università di Vilnius. Par di capire, che gli europei puri, o almeno quelli appartenenti alla "prima Europa" siano soltanto quattro su sei (come dire che le due menzionate c'entrino assai poco con l'Europa dei padri fondatori). Il collegio giudicante, che ha emesso quella sentenza all'unanimità, è poi composto da una belga, la presidente, da un italiano (nominato dall'Ulivo e in scadenza), da un portoghese e da un ungherese. In totale, soltanto tre membri su sei provengono dalle fila dell'Europa Unita dei dodici; gli altri si potrebbero configurare come corpi totalmente estranei.
Perciò mi viene spontaneo pensare che sotto quella sentenza vi sia odio latente e strisciante degli islamici verso i cristiani, per quella sconfitta subita a Vienna nel 1683 dai turchi ottomani islamici contro gli europei cristiani. Quell'odio latente, appunto, a cui accenna Renzo Martinelli nell'intervista trasmessa su Rai2 il 26 settembre 2009. (vedere post del 2 ottobre: Marco d'Aviano ). Penso, e ne sono quasi certo, che la decisione della turca abbia condizionato la decisione degli altri cinque.

martedì, novembre 03, 2009

Le sentenze nefaste della Corte Europea

Quando sento di sentenze come quella di oggi, emesse dalla Corte Europea contro l'Italia, la quale impone a quella scuola veneta di togliere il crocifisso da un'aula scolastica, perchè darebbe disturbo al figlio di quella signora venuta da fuori Italia, e di religione diversa, allora dò pienamente ragione a Nessie che mette in guardia da questa Europa matrigna, alla quale manifesta totale contrarietà e assoluta mancanza di fiducia. E oggi, devo dire che ha pienamente ragione. Oggi, al sentire quel bel genere di sentenza, mi sento in dovere di schierarmi apertamente con lei, Nessie, da alcuni definita la pasionaria, per i suoi appassionati articoli contro tale genere di Europa. Di lei bisognerebbe leggere questo articolo ed altri, per convenire con me su tale definizione di pasionaria. Credo anche di non dover più dare retta alle parole di Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera, il quale, attraverso quelle che mi erano parse giuste valutazioni - quasi tutte pro Europa, salvo qualche suo dubbio - m'aveva convinto ad essere pro Europa. Dopo questa sentenza, francamente, non me la sento più di esserlo. Non possiamo, noi europei, per colpa di qualcuno venuto da fuori, essere obbligati a rinnegare le nostre radici cristiane e rinunciare ai nostri simboli religiosi.
A quella madre consiglio la lettura di questa bella pagina della storia europea, nella quale un certo Padre Marco d'Aviano incoraggiava i giovani a combattere con valore quelle che erano giuste battaglie contro l'efferratezza dei turchi ottomani islamizzati, portando il conforto nei campi di battaglia, ostendendo il crocifisso.
E questa è la storia.

Il suo Barbarossa è nelle sale, e Renzo Martinelli è già da tempo impegnato alla preparazione del suo prossimo film: Marco d'Aviano . Dovrebbe essere un film ancor più spettacolare del Barbarossa; infatti, se in questo ha dovuto ricostruire la Milano del XII secolo, nel Marco d'Aviano dovrà ricostruire la Vienna di fine '600. A rendere colossale il film, poi, ci dovrebbe essere la scena principale, la quale dovrebbe riguardare l'assedio di Vienna, iniziato il 12 luglio 1683 con l'arrivo delle prime avanguardie turche nei sobborghi di Vienna. La consistenza dell'esercito turco, al completo, è stata variamente valutata in 200.000 - 300.000 uomini, ma è più verosimile fossero all'incirca 140.000. Ammettendo per buono questo dato, sarebbero comunque stati il doppio rispetto alla coalizione formata da forze austriache, sveve, bavaresi, sassone, francone assommanti a 70.000 uomini, di cui 30.000, ben addestrati, provenivano dalla sola Polonia, comandati da re Giovanni Sobieski. I preparativi per la battaglia furono intrapresi la sera dell'11 settembre; l'indomani, domenica 12 settembre 1683, ebbe luogo quella che viene ricordata come la battaglia di Vienna ; una battaglia dal cui esito sarebbe dipeso il futuro corso della storia europea. In caso di vittoria ottomana, infatti, l'Europa sarebbe stata islamizzata di forza. E secondo il terribile progetto del gran visir Kara Mustafà, progetto che in Europa si credeva o si pensava di conoscere, questi aveva in mente di "espugnare Vienna e Praga, frantumare le forze di Luigi XIV sul Reno, e marciare su Roma per fare di San Pietro le scuderie del sultano".
Con un impiego di forze di quella proporzione, Vienna - assediata e parzialmente svuotata da suoi abitanti, datisi a precipitosa fuga nell'imminenza del pericolo - secondo quel progetto turco, sarebbe dovuta capitolare in pochi giorni. Invece resistette ad oltranza, dando così modo alla coalizione amica di organizzare gli aiuti. I viennesi sentivano che la posta in gioco era troppo grande: Vienna era considerata l'ultimo baluardo contro l'avanzata irrefrenabile dell'islam, che era culminata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli (ora Istanbul) da parte dei turchi ottomani; impresa che aveva posto fine all'Impero Romano d'Oriente, o Impero Bizantino.


Il regista dovrà anche saper rappresentare il terrore patito dal popolo viennese durante i tremendi due mesi dell'assedio: "i bastioni non erano fortificati e muniti, i cannoni scarseggiavano, mentre dall'alto delle mura gli assediati potevano vedere le tende mussulmane che si stendevano a perdita d'occhio nei dintorni". Il terrore dei viennesi veniva anche alimentato dai racconti di quanto avvenuto 112 anni prima, nel 1571, nell'isola di Cipro, presa ai veneziani dall'assalto dei turchi. Era successo un fatto terrificante, di bestialità e crudeltà inaudita, oggi minimizzato e quasi trascurato dalla storia; una storia di cui rimando la lettura attraverso Wikipedia, riguardante l'assedio di Famagosta e l'orribile assassinio del suo Capitano Generale Marcantonio Bragadin , nonchè Governatore di Cipro (il fatto è descritto molto bene nel libro di Catherwood Christopher, "La follia di Churchill, l'invenzione dell'Iraq". Questi, con dovizia di particolari, ha descritto le atrocità compiute dai turchi ottomani che occuparono l'isola, e l'orribile fine cui fu sottoposta la numerosa scorta di Bragadin, andata là con lui in pompa magna, come fossero andati ad una festa, per firmare la resa e consegnare le chiavi della città. Erano completamente disarmati, in segno di pace). Tale fatto dovrebbe essere ricordato nel futuro film di Martinelli su Marco d'Aviano, per far capire agli spettatori la ragione di così grande paura nei confronti dei turchi ottomani. Famagosta, dopo 22 anni di ininterrotto assedio - forse il più lungo della storia - dovette capitolare, per stenti e fame; nè i residenti potettero contare su aiuti di esterni, o della madre patria Venezia, perchè impegnati nei preparativi per quella che sarebbe poi stata la battaglia che tanto ha influito sul successivo corso della storia: la battaglia di Lepanto , avvenuta il 7 ottobre 1571.
A padre Marco d'Aviano andrebbe riconosciuto il merito maggiore per la vittoria delle forze cristiane su quelle islamiche nello scontro decisivo di Vienna; lo si può intuire anche leggendo la sua biografia, unita agli atti per il processo di canonizzazione ( biografia di padre Marco d'Aviano ) . Eppure, nelle enciclopedie, nei libri di storia delle scuole superiori, almeno quelli più retrodatati, Marco d'Aviano non viene nemmeno citato. Completamente trascurato. Ne è riprova il fatto che, chiedendo in giro chi sia Marco d'Aviano, pochi o nessuno saprà rispondere; dovrebbe essere almeno conosciuto in Polonia e in Austria, sua patria adottiva, e soprattutto a Vienna, dove è sepolto, vicino ai reali d'Austria. Una rivalutazione, una riscoperta del beato, da quelle parti, pare sia però avvenuta solo di recente; prima, sembra sia stato dimenticato anche là. Infatti, quando nel 1883 "si celebrò solennemente il secondo centenario della liberazione di Vienna, nei discorsi e nelle commemorazioni di circostanza non ci si ricordò nemmeno di un certo padre Marco d'Aviano, il quale era stato, vedi combinazione! - una delle cause determinanti della grande vittoria che aveva salvato Vienna, l'impero, l'Europa. Dato il tempo e il luogo, non si può certo dire che si trattasse di un silenzio casuale". E sarà forse stato anche per la probabile venerazione di cui dovrebbe godere in Polonia, che papa Wojtyla, il papa polacco, prima di morire, ha voluto beatificarlo, domenica 27 aprile 2003, chiudendo il lungo processo di beatificazione e canonizzazione . Durato 300 anni, era iniziato nel 1703, dopo appena 4 anni dalla morte di padre Marco d'Aviano (beatificazione di padre Marco d'Aviano).
Marco d'Aviano, una vita da santo eroico, tutta spesa per la conservazione dell'indipendenza politica e religiosa dell'Europa dall'invadenza islamica turca ottomana. Santa, la prima parte della vita, anche per i miracoli documentati, che gli sono stati attribuiti; defatigante la seconda, per i numerosi viaggi - molto disagevoli per quell'epoca - compiuti per raggiungere le corti d'Europa, ove era molto richiesta la presenza di un frate già in odore di santità; santa ed eroica la terza ed ultima parte della vita, per la sua onnipresenza sui campi di battaglia, da Vienna, Buda, Belgrado, per sostenere e incoraggiare i soldati, spronandoli a combattere eroicamente per la salvezza del cristianesimo, e, con esso, dell'Europa.


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La dieta Mediterranea

A proposito di Australia, il continente visitato dal mio amico Riccardo, è uscita questa New Reuters del 3/11/09, arrivata da Singapore, dal titolo:

La buona tavola può fare anche bene, parola di chef australiani.
Chi ha detto che sano è noioso? Un nuovo libro di cucina dei maggiori cuochi australiani dice che è possibile fare un pasto bilanciato e goderselo anche se si ha uno stomaco delicato.
Scritto dalla Gut Foundation australiana, un'organizzazione che si dedica alla ricerca e a migliorare la consapevolezza della salute legata alla digestione, "The Gut Foundation Cookbook" include colazioni, spuntini, portate principali e dolci a basso contenuto di zuccheri e grassi e, in alcuni casi, senza glutine.
La dietologa di Sydney Geraldine Georgeou, che ha partecipato alla stesura del libro, dice che la varietà di ingredienti usati nelle ricette mostra che gli elementi nutritivi possono essere legati a buoni sapori e aiutare a prevenire una serie di problemi gastrointestinali inclusi cancro intestinale, diverticolosi e sindrome del colon irritabile.
"Molte persone credono che ricevere una diagnosi di problemi gastrointestinali significhi dover togliere tutta una serie di alimenti dalla dieta", ha detto a Reuters Georgeou. "Ma la cosa principale è mangiare bene, e questo libro mostra che puoi fare buoni pasti, a casa e al ristorante, e continuare ad essere in salute".

Personalmente, da esperienza diretta, credo non ci sia nulla di meglio che la nostra cucina mediterranea. Quanto a gusti par poi di capire che questi chef australiani possano aver copiato, almeno in parte, da noi. Mia moglie, infatti, sta cucinando da alcuni mesi seguendo le ricette descritte da Roberta Salvadori nel libro La dieta Mediterranea (un libro comprato sulle bancarelle, edito da Idea libri s.r.l, 1983). Ne abbiamo avuto tutti un netto miglioramento gastrintestinale. Quindi, dal punto di vista salutistico non c'è proprio nulla da invidiare a qualsiasi altro tipo di ricetta al mondo:la dieta mediterranea resta la migliore, e, quanto a gusti, c'è stato un salto notevole di qualità rispetto al vecchio modo di cucinare di mia moglie.

lunedì, novembre 02, 2009

I veri problemi

Ho un problema,
un problema di quelli che potrebbe avere uno qualunque delle centinaia e centinaia di migliaia di italiani, e l'idea di questo post è nata per voler essere soltanto una provocazione. Una provocazione verso il giornalismo squinternato.
Se andate all'estero vi accorgerete che buona parte del mondo pensa che questo, il nostro, sia il paese del bengodi, e che tutto vada bene.
Riccardo è un ragazzo lombardo che nel 2006 decise di fare il giro di tutta l'Australia, Tasmania compresa, soggiornandovi per oltre un anno. Si finanziava facendo lavori occasionali, improvvisati. E ho seguito tutto il suo viaggio, tramite questo blog, imparando così anche molto dell'Australia. Tornato, ora è ripartito per la Thailandia, finanziandosi anche in questa occasione con lavori occasionali. Guarda spesso Tv International, e ha visto che anche la tv thailandese, non avendo di meglio da proporre, manda in onda 20 volte al giorno la faccia di Berlusconi, per parlare della sua vita privata, anzichè parlare di quello che sta facendo; come sarebbe più logico supporre. E in questo link ( http://www.tripcafe.it/archives/331) potrete leggere lo sfogo di questo ragazzo, che si scaglia contro questo genere d'informazione che distoglie l'attenzione dai problemi veri. Anche lui, come tanti bloggers, ha capito che la colpa di tutto ciò è dovuta a quei giornalistuccoli del tipo alla Annozero, che fanno sperperare denaro pubblico correndo a dietro a tali balzanate, anzichè occuparsi dei problemi veri.

E quindi, ho un problema vero, dicevo, che è questo: quello della casa. Non perchè io non l'abbia o perchè è piccola e sconfortevole. Tutt'altro. Ci vivo benissimo da quasi trent'anni. Solo che è intervenuto un problema serio che mi costringerebbe a doverla cambiare. Ma qui casca l'asino. E qui sorge quel problema che hanno anche moltissimi altri italiani.
Per le mie problematiche avrei bisogno di una casa senza barriere architettoniche; possibilmente ai piani elevati, per non avere poi certi problemi di sicurezza, che invece non ha chi non ha problemi di movimento; una casa con locali abbastanza ampi, in primis il bagno, per potersi muovere agevolmente; servizi igienici, vano doccia compreso, facilmente usufruibili da portatori di handicap.
Questi sono i problemi veri, quelli della vita quotidiana, che hanno molte famiglie di italiani. Ma, per quanto detto sopra, molti stranieri hanno di noi quella visione distorta, quella percezione che li porta a credere che qui tutto vada bene, che non ci siano problemi di sorta. Colpa, dicevo, di quell'informazione taroccata che batte sempre sulla vita privata del premier, facendo sì credere che qui da noi altro genere di problemi non esistano. Insomma, con quel modo di fare informazione, nei programmi che dovebbero essere seri, fanno credere che questo sia il paese del bengodi, perchè loro approfondiscono in quelle che poi sono banalità.

E quindi il problema, per me il numero 1.
Sto cercando di cambiar casa, quantunque qui dove abito ci viva benissimo: sò che il mio problema sarà sempre maggiore. I lavori di modifica interna, li potrei affrontare; il montascale lo potrei far installare; ma l'ascensore, troppo stretto, è immodificabile; e senza porte scorrevoli non può essere accessibile da una sedia a rotelle. Si farebbe molto prima a cambiar casa.
Ma come?
Provate a vendere la vostra se riuscite, e in tempi brevi. In meno di un anno e mezzo non ve la cavereste. E poi, quand'anche dovreste riuscire, quanto ve la pagherebbero? Provate.
Ho fatto ricerche, e per averne una di dimensioni analoghe alla mia, nuova e senza quegli ostacoli di cui sopra, dovrei vendere la mia e sobbarcarmi non meno di 150.000 euro di debiti.

Non è possibile.
Signori giornalistuccoli alla Annozero, questi sono i problemi veri.


 

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