marshall

mercoledì, giugno 24, 2009

La dedica per il Duomo di Monza

Oggi, nelle città di Monza e Sesto San Giovanni è la festa patronale dedicata a San Giovanni Battista.
Il Duomo di Monza è dedicato al Battista, per volontà di Teodolinda.
Il libro Teodolinda la Longobarda - di Alberto Magnani e Yolanda Godoy, Edizioni Jaca Book - contiene la storia relativa a quella dedica, che trascrivo integralmente.

La regina dimostrò sempre particolare attaccamento a questa città (Monza), più piccola e raccolta della capitale (che Teodolinda aveva fatto spostare da Pavia a Milano, durante la sua reggenza). Il palazzo milanese doveva essere in gran parte vecchio e cadente, mentre a Monza Teodolinda si fece costruire una dimora nuova, rinunciando persino a servirsi di un edificio già esistente, eretto per volontà di Teodorico. Al palazzo era annessa la chiesa: i lavori erano già terminati, o giunti comunque a uno stadio avanzato, nel 603, quando vi fu battezzato il figlio (Adaloaldo).
La chiesa venne dedicata a San Giovanni Battista, con evidente riferimento al rito cattolico del battesimo e dunque in funzione antiariana (dello stesso libro, leggere il capitolo relativo alla questione su: Teodolinda, cattolica tricapitolina). Tre codici della "Storia dei Longobardi" di Paolo Diacono, nel paragrafo ove si parla della costruzione della chiesa, presentano un brano in aggiunta, che non figura in nessun altro codice. Il brano deriva da una fonte comune proveniente, pare, dall'ambiente monzese: si può quindi ipotizzare una sostanziale fondatezza delle informazioni ivi contenute. Questo breve testo spiega che la regina fondò la chiesa e la dedicò a San Giovanni
"a beneficio suo, di suo marito, dei figli e delle figlie e di tutti i Longobardi d'Italia, perchè San Giovanni fosse intercessore presso il Signore in favore di tutti i Longobardi d'Italia, ed essi fecero voto unanimi, i maggiorenti con il loro re insieme con la regina Teodolinda, e dissero "Se S.Giovanni sarà nostro intercessore di fronte a nostro Signore Gesù Cristo, noi tutti unanimemente ci impegnamo ogni anno, nel giorno della sua nascita, cioè il 24 giugno, ad offrirgli parte dei nostri beni in segno di rispetto, perchè attraverso la sua mediazione ci giunga il soccorso di nostro Signore Gesù Cristo, in guerra come in ogni luogo dovunque andremo". Da quel giorno, pertanto, in tutte le loro azioni si misero ad invocare San Giovanni, perchè offrisse loro aiuto per grazia di nostro Signore Gesù Cristo e rimanessero incolumi e riuscirono vincitori sopra tutti i loro nemici".

Notevole è il fatto che la cerimonia, di cui si conserva il ricordo nel brano, riproduca riti pagani germanici, in particolare le offerte sacrificali per garantirsi la protezione del dio Wotan. Come facevano con il loro dio della guerra, i Longobardi stipulano un patto con San Giovanni, a partire dalla dedicazione della chiesa, promettendogli un'offerta annua in cambio del suo patronato. La famiglia reale, ma, soprattutto Teodolinda, insieme con i maggiorenti del regno, si propongono come intermediari fra il santo e il popolo.

per saperne di più, vedere anche questo articolo dell'omologo Marsh, cliccando qui

inoltre, voglio dare spazio a questa voce

mercoledì, giugno 17, 2009

Ripensamenti

Ricevo, e volentieri pubblico la lettera di una terremotata d'Abruzzo, fattami pervenire da Ambra, che l'ha riprodotta da Libero. E' da leggere in chiave di risposta al mio sfogo di ieri.

Rita Mastracci terremotata dell’Aquila
Pubblicato il giorno: 17/06/09 su Libero
Lettera contro la protesta del Pd.

È naturale per ogni persona pensare alla propria vita proiettandola nel futuro, sia immediato che più esteso nel tempo; forse proprio il concetto stesso di vita comprende necessariamente quello di tempo: (...)(...) tempo per vivere. Ma per noi aquilani, che dal 6 aprile, nel giro di 30 secondi, abbiamo toccato con mano la facilità della morte e quasi la casualità del restare in vita, il concetto di tempo si è pressoché dissolto. Non ci appartiene più. È semplicemente impossibile fare una pianificazione per un periodo che possa dirsi ragionevole.
Io sono una sfollata sulla costa adriatica. Essere stata accolta, subito dopo il sisma, in una struttura alberghiera, in cui è possibile godere di uno spazio personale piccolo ma assolutamente “vitale”, ed essere accudita da persone gentili e disponibili, mi ha salvato dalla depressione. Ma non è facile vivere “sospesi”. L’incertezza del tempo rende impotenti, eppure siamo consapevoli di come non ci sia tempo da perdere, di come tutto vada deciso in fretta. Per le correzioni in corso d’opera, magari si vedrà. L’essenziale è iniziare.
Per questo sono grata al premier. Anche se non sono mai stata una “berlusconiana”, devo riconoscere al Cavaliere di essere un creativo e di dare il meglio proprio in situazioni di emergenza, laddove si richiedono doti imprenditoriali.
Non sono andata alla manifestazione di Roma, un’iniziativa fuori luogo e appunto fuori tempo, proprio per fiducia nei confronti del capo del governo, che ha anche spostato la sede del G8.
Ha sempre detto di essere per una politica del “fare” contro il “teatrino”, con tutti i giochetti di parte e controparte. Soprattutto, all’Aquila si è esposto di persona, come uomo, ha messo in campo sentimenti che ci toccano nel profondo: ha giurato dinanzi alle bare che L’Aquila sarà ricostruita. Spergiuro sulla sacralità della morte? Non ci credo.Certo, ci sono difficoltà oggettive e la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Ricostruire L’Aquila non è come costruire Milano 2. Servono molti soldi, tempo e un grande impegno anche culturale, specie per il centro storico. Non si può ricominciare a vivere senza la memoria del passato che significa radici, identità, valori. Ricostruzione significa “recupero” e “restauro” di tutto il patrimonio artistico oltre che restituzione a ogni singolo cittadino dei propri beni distrutti, ripresa economica e di nuovo vita di relazione. Anche la volontà e l’impegno della gente sarà fondamentale.Certo, senza soldi sicuri non si fa nulla. Ha ragione chi chiedeva a Berlusconi di lasciar perdere il Ponte sullo Stretto a favore dei terremotati. Credo che per consegnare il suo nome alla storia basterebbe a Berlusconi ricostruire L’Aquila. Forse proprio per questo l’opposizione gli mette molti bastoni tra le ruote, agita masse e organizza pullman...Il Cavaliere ha già detto che la gestione statale dei soldi non sarà troppo... statalista. Nel senso che al privato cittadino si darà spazio nella scelta di tecnici e imprese. Che le direttive partano dal governo, più che dai politici locali, forse è un bene: si eviteranno strumentalizzazioni e prese di posizione di parte a ritardare i lavori.
Forza Silvio, falli impazzire definitivamente: inizia da domani con atti e fatti concreti a ricostruire.

martedì, giugno 16, 2009

Ingratitudine.

La protesta di oggi dei terremotati abruzzesi davanti a Montecitorio, fa pentire quanti si sono prodigati per loro, e quanti hanno loro inviato offerte per la ricostruzione. Al sentire notizie di tale tenore, chi finora ha provato sentimenti di vicinanza con costoro, ora ne sente ripugnanza per l'ingratitudine di cui si fanno manifesti.
Ho una certa età e ho visto dal vivo l'alluvione di Firenze, i terremoti del Belice, dell'Irpinia e del Friuli. Mai, quei terremotati e alluvionati hanno potuto godere e beneficiare di tante attenzioni, premure, aiuti a cascata come in questa occasione. Sentire poi che "tante donne abruzzesi stanno preparando per il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, un'accoglienza indimenticabile per il G8, che tutto il mondo potrà vedere", fa proprio cader le braccia.

E' capitato a loro, come poteva capitare a chiunque altro di noi, ma che loro sembra vogliano approfittare nel volere di tutto e di più dallo stato, questo non va affatto bene. E' come se un malato cronico se la prenda con il mondo per la sua malattia, e, vedendosi poi attorniato di gentilezze e cortesie, pretenda poi da loro fin quasi l'impossibile. Ad un certo punto quel malato verrà lasciato solo e abbandonato al proprio destino.
Il proverbio: "aiutati, che il ciel t'aiuta" è proprio indicato per i malati cronici e per chi ha subito tragedie, come gli abitanti dell'Aquila. Se poi, invece, costoro anzichè essere grati e riconoscenti si fanno sobillare dai fomentatori e dai seminatori di discordie, diventerà peggio per loro, perchè alla fine si ritroveranno soli e abbandonati.

sabato, giugno 13, 2009

Itinerari turistici riposanti

Quella sinistra riva che si lava
di Rodano, poi ch'è misto con Sorga,
per suo segnore a tempo m'aspettava;

e quel corno d'Ausonia che s'imborga
di Bari, di Gaeta e di Catona,
da ove Tronto e Verde in mare sgorga.

(Dante, Paradiso, VIII, 58-63)


Uno dei mezzi più dilettevoli, per imparare geografia e storia, è senz'altro quello di studiare la Divina Commedia. Fino a non molti anni fa, approfondirsi sugli avvenimenti storici e i siti geografici citati da Dante, richiedeva molto più tempo e impegno che non oggi. Ora, internet e Wikipedia facilitano enormemente tale compito.

Questi nuovi mezzi, facilitano l'approfondimento di molti passi della Divina Commedia. Uno di questi è nel citato Canto.

Vi si parla dell'avventura terrena di Carlo Martello e di ciò che avrebbe potuto fare se fosse vissuto più a lungo. In esso vengono anche nominati siti e località, tra le quali ve ne sono di poco conosciute. E tra queste spicca Sorga, fiume francese sconosciuto alla maggioranza degli italiani.

Sorga è un fiume della Provenza meridionale, subaffluente di sinistra del Rodano . Il fiume, lungo appena 35 km, nasce da una fontana situata in un boschetto ai piedi di una spettacolare scarpata, a pochi minuti a piedi dal centro cittadino di Fontaine de Vaucluse, un borgo tipicamente medievale. La caratteristica peculiare della sorgente è che, ancor oggi, non se ne conoscono le origini. La sorgente è anche considerata la maggiore al mondo. Si trova nel dipartimento francese di Valchiusa, poco distante da Avignone. Le sue acque sono state cantate da Francesco Petrarca, al quale hanno ispirato la celeberrima poesia: Chiare, fresche e dolci acque. Il poeta soleva rifugiarsi in quella località, durante il suo soggiorno nella cittadina francese.
Sopra, a destra: sorgente del fiume Sorga; a sinistra: il corso iniziale, la Fontana di Valchiusa
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